La grande forza di volontà. Vignali lotta come un leone. Dalla sclerosi ai mondiali vinti: "Se sei caduto, rialzati subito"

Dal 2006 combatte contro la bestia che ha dentro, ma non si è mai dato per battuto. La sua determinazione lo ha condotto su palcoscenici mondiali e indossare la maglia azzurra .

La grande forza di volontà. Vignali lotta come un leone. Dalla sclerosi ai mondiali vinti: "Se sei caduto, rialzati subito"

La grande forza di volontà. Vignali lotta come un leone. Dalla sclerosi ai mondiali vinti: "Se sei caduto, rialzati subito"

Dal 2006 lotta con la bestia che ha dentro, ma lui ha una forza da leone, non si lascia andare, nello sport ha trovato forti motivazioni, reagisce e anzi, incita chi si trova nella sua stessa condizione, a non mollare mai. Fabrizio Vignali è ammalato di sclerosi multipla e da quando ha ricevuto la “sentenza” (così lui chiama la diagnosi) è costretto a bucarsi a giorni alterni per iniettarsi quell’interferone che gli consente di tenere a bada la malattia, seppure tra alti e bassi. E come se non bastasse, nel 2021 anche il covid ha provato ad abbatterlo, senza riuscirci, anche se gli ha lasciato qualche problema ad una gamba. Vignali ha lo sport nel sangue: a 17 anni si dedica all’atletica leggera e si specializza negli 800 e 1500 metri con buoni risultati, a scuola arriva alle finali nazionali della campestre, al campo scuola di Marina corre con la maglia della Virtus Carrara.

Lì conosce Stefano Mei e Alessandro Lambruschini, due giganti dell’atletica italiana, ne diventa amico, si ritrovano avversari in diverse gare, anche se la lotta è impari. Nel 1987 Vignali mette su famiglia e appende le scarpette al chiodo, ma è con la malattia che le sue performance sportive diventano imprese che hanno dell’incredibile. Nello sport trova la forza e la volontà di combattere il male e così colleziona successi, si dedica al duathlon e poi al triathlon, è convocato in nazionale e nel 2009 si afferma ai campionati europei paraolimpici di Budapest. Nello stesso anno vince anche i mondiali di duathlon in North Carolina, un successo che bissa l’anno successivo a Edimburgo, e dal Coni riceve la medaglia d’oro al valore sportivo. Nel 2015 è in gara anche nell’Ironman 70.3 Italy di Pescara, una competizione che prevede 2 chilometri a nuoto, 90 in bicicletta e 21 a corsa. Con 2.200 partenti, si registrano 500 ritiri e 250 ricoveri in ospedale, ma Vignali, unico paralimpico in gara tra normodotati, è tra i 1500 che tagliano il traguardo finale, intorno alla 800esima posizione. E’ la sua ultima gara: con due titoli europei e due mondiali vinti, Vignali si ritira dalle competizioni sportive, ma non dalla sua competizione personale con la bestia, una gara fatta di cadute e di rialzate, di successi e di sconfitte, di amarezze e soddisfazioni.

Ma sempre con quella voglia dentro di un guerriero che non si arrende mai. Lo hanno definito testone, testardo e caparbio, a volte anche un po’ rompiscatole, ma lui tira avanti e vuole tirare avanti anche quelli che come lui, sono stati aggrediti dalla bestia. A loro dice: "se sei caduto, rialzati" ed è il messaggio che cerca di veicolare ad ogni occasione. "La sclerosi è una malattia che attacca il sistema nervoso centrale, non è ereditaria, non è contagiosa, non uccide ma accorcia la vita e può creare gravi invalidità" spiega Vignali esortando tutti i malati a reagire positivamente: "Non so bene cosa scatti nella testa di un uomo quando decide di reagire ad una malattia, probabilmente non se accorge nemmeno, ma ammiro molto chi tiene duro tutti i giorni senza vincere alcuna gara se non quella della quotidianità. Forse sono loro i veri campioni".

Maurizio Munda