Io sono Leggenda, festa gialla per Valentino

Ritirato il 46 di Rossi, i tifosi lo acclamano. "Ho dato molto alla gente del Mugello ma ho anche ricevuto tantissimo qui, in questa casa"

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dall’inviato Riccardo Galli

SCARPERIA (Fi)

Valentino sorride e saluta. Maglietta chiara, berretto anonimo e l’ingresso in pista che questa

volta assomiglia più a quello di una rockstar da concerto solo out, che non a una leggenda, anzi, la Leggenda del motociclismo. Cori da stadio, striscioni, fumogeni ovviamente gialli e ragazzini (che poi tanto ragazzini non lo sono più) impazziti che si sbracciano dalle ringhiere della tribuna.

Lui, Rossi si gode tutto. Manda baci, incassa gli applausi e poi si prende quel 46, stilizzato, giallo, con cui ha marchiato il mondo e lo alza come una coppa dal valore inestimabile. Quasi una personalissima Champions che racconta anni unici e indelebili, frutto di una storia che ha fatto di Valentino il pilota più forte di sempre. Di tutti i tempi.

"Mettiti il casco e corri. Fallo per noi", è l’invito che gli piove addosso dalla marea gialla. Rossi lo raccoglie e si… giustifica così. "Nella testa e con la testa avrei voluto correre ancora per tre, quattro stagioni. Poi mi accorgo di avere un dolorino al ginocchio, un altro alla schiena…

insomma, sono invecchiato, sono vecchietto e quindi è stato meglio chiuderla adesso".

Certo, fa una strana sensazione vedere quel numero 46 uscire di scena sottobraccio a lui, a Valentino, dopo che Dorna, nella figura del suo numero uno, Ezpeleta e la Federazione mondiale

delle due ruote con il presidente Viegas, hanno stabilito che nessuno, in moto, potrà mai più

stampare quel numero sul capolino. "Per me è stato tutto – riprende Rossi –. Un simbolo, una

firma, una parte di me… ricordo ancora quando ci girava papà Graziano, ricordo quando mi sono innamorato di quel 46 e tutte le volte con il quale ho fatto cose bellissime. Ed è bello essere qui, al Mugello, a salutarlo per portamelo a casa". Applausi e ancora applausi. Valentino guarda il suo Mugello e lo ringrazia. "Ci ringraziamo a vicenda – sottolinea – perché io ho dato tanto a loro, alla gente del Mugello, ma ho anche ricevuto tantissimo qui, in questa casa".

E’ stata una storia d’amore bellissima quella di Rossi e la pista del Gp d’Italia. Qui ha vissuto gli

anni più elettrizzanti della sua carriera, ha collezionato trionfi da brividi, ma ora che è anche

diventato papà… "Beh – sorride divertito, Vale – che posso dire? Anzi, una cosa la dico… La piccola ha appena una paio di mesi, ma si capisce al volo che ha i numeri… che verrà fuori".

Un’altra risata e un’altra overdose di applausi. Prima dei saluti. E di quel 46 che rivedremo nel Gt all’Europeo che con Audi continuerà, sulle quattro ruote. "Lo dicevo prima – conclude Rossi – correre fa parte di me, della mia vita e visto che ho deciso di chiudere con le moto ho voluto continuare nell’altro modo. Fare le gare in auto mi piace, facciamo una decina di tappe qua e là per l’Europa, mi diverte e non mi pesa". E sarà lì, con lui, quel numero magico che si chiama 46.

Grazie, Vale.