In principio fu un segno: un raggio laser che la sera si accendeva e come una lama di luce verde percorreva i cinque chilometri e mezzo che univano il centro della città alla Villa di Celle, a Santomato, la culla di opere di artisti provenienti da tutto il mondo che il mecenate Giuliano Gori ha lasciato, alla città e al mondo. Quel raggio nasceva da un progetto della compianta Chiara d’Afflitto, ex direttrice dei musei comunali, e dello stesso Gori, e prendeva spunto da un’idea dell’artista Dani Karavan, che nel 1978, a Firenze, voleva unire con un fascio di luce il Forte Belvedere con la cupola del Brunelleschi. Un’idea bellissima che fece la felicità dei fotografi. Una traccia nel cielo che raccontava con semplicità l’espansione dell’arte dal cuore della città verso l’esterno. Non vi furono eventi altisonanti nel 2017, anno dello scintillante titolo di Pistoia Capitale italiana della cultura, perchè questa ne era la filosofia. Piuttosto la costante e quotidiana ricerca della bellezza che già c’era, un cammino che prosegue tuttora, in una città viva e ricca di splendore.
165 anniUn raggio laser nella notte per indicare arte e bellezza