Turchia, il racconto di un professionista senese: "Il rombo degli elicotteri, poi i colpi"

L'uomo era ad Ankara nelle ore del golpe

Simone Maffei in uno scatto col suo telefono cellulare mentre si trova ad Ankara

Simone Maffei in uno scatto col suo telefono cellulare mentre si trova ad Ankara

Siena, 17 luglio 2016 - «SOSPESI, in una situazione assolutamente strana. Un velocissimo golpe militare e, dopo poco, la città che torna alla normalità come se non fosse accaduto nulla. Si fa fatica a comprendere quello che è successo». Inizia così il racconto di Simone Maffei, 52 anni, senese originario di Rapolano Terme, che si trovava ad Ankara per lavoro (è responsabile di un progetto finanziato dall’Unione europea) mentre nella capitale della Turchia, così come a Istanbul, si consumava il golpe militare poi fallito con 200 morti e oltre 2.000 arresti. «Mi trovavo in casa, nella zona residenziale di Cukurambar, quando ho sentito i primi elicotteri volare a bassa quota – racconta –. Erano le 23 circa, ci sono state le prime esplosioni e i primi colpi. Ero non molto distante dal palazzo del governo e dal parlamento, a un raggio di circa 3 chilometri. Mi hanno raccontato alcuni colleghi che lì le esplosioni sono state più forti. In ogni caso, alcune colonne di fumo sono arrivate fino alla finestra della mia abitazione. Dalla mia posizione non ho scorto mezzi di terra dell’esercito, solo velivoli».

QUESTA la cronaca della notte turca di Simone Maffei che racconta di aver seguito per tutta la notte l’evolversi della vicenda dai media turchi, italiani e internazionali. «Ad un certo punto mi sono affacciato alla finestra – prosegue –. Tutti lo hanno fatto nel palazzo, erano tutti in terrazza. Verso le 2.30, sono usciti per le strade i civili con le bandiere della Turchia. C’è stato un gran movimento. Credo si potesse trattare dei sostenitori di Erdogan». E qui arrivano gli elementi più strani della vicenda. «Ieri la città è rimasta pressoché deserta fino alle 8 del mattino. Cosa stranissima per Ankara. Mi sono dovuto recare in aeroporto perché il blocco aereo ha ritardato la mia partenza di alcune ore, ma anche i tassisti che mi hanno accompagnato erano tranquilli, ridevano e scherzavano come se nulla fosse successo. Una sensazione che ha spaesato sia me che i miei colleghi. La cosa più brutta? I numeri dei morti e degli arrestati. E il fatto che si parli di ripristino della pena di morte».