Anche i ‘Sogni di carta’, purtroppo, vanno in soffitta. Un’altra attività storica, la cartoleria in via della Sapienza, rilevata nel 2016 da Giovanna Bua, il 31 dicembre chiuderà. È l’ennesima vittima dell’acquisto a portata di clic, con la comodità offerta dai colossi dello shopping online che rischia di mandare in pensione il negozio di vicinato. "Questa città commercialmente sta morendo – racconta Giovanna –. Che poi questa sia solo una realtà senese o generale, non posso saperlo. Il centro storico si sta svuotando, le persone lasciano le case e acquistano online. Ovviamente i franchising non ne sono danneggiati, ma attività come la mia sopravvivono solo grazie ai prodotti di nicchia. La maggior parte degli articoli si trovano online, offerti dai colossi con sede all’estero dietro ai quali c’è la sofferenza del commerciante che in difficoltà ha stoccato a due soldi i suoi prodotti. Anche le aziende mandando direttamente i propri prodotti a queste multinazionali, noi ormai facciamo solo da vetrina. Non stiamo capendo che ci stiamo rovinando da soli". Una situazione che ha ricevuto dal Covid un’accelerazione disastrosa: "Il commercio sta cambiando – sottolinea Bua –, diventerà tutto un franchising. Quando ho rilevato l’attività stava già iniziando il cambiamento, ma io senza esperienza non potevo accorgermene. La ripartenza è stata in salita, questo negozio aveva una storicità, io lo ho rilevato investendo tantissimo. La risposta c’era, poi è arrivato il Covid. Da lì il disastro economico: i rubinetti erano chiusi ma bollette, tasse e affitto rimanevano. Non c’è stato un recupero, però continuando da sola e senza commessa a fatica sono rimasta in piedi. Ma è cambiato il modo di comprare, più che sulla qualità si va sulla quantità e il dozzinale".
A fallire non sono i commercianti, bensì il sistema. "Mio marito mi dice: ‘Non sei tu che hai fallito in questo lavoro, è un sistema che ha fallito’ – conclude Giovanna –. Io ce l’ho messa tutta, trascurando la famiglia e aprendo 7 giorni su 7, anche nei festivi. Forse se non avessi fatto questo avrei chiuso prima. I numeri per portare a casa il pane c’erano, ma non per assumere qualcuno che mi aiutasse a mantenere l’attività. Di fronte al bivio tra la famiglia e il negozio, pur con dolore non ho avuto dubbi".
A.T.