"Prego per la pace in Armenia" Fusi a Yerevan guida la Biennale

È il curatore dell’evento internazionale di arte contemporanea nella capitale mediorientale

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"Come se il 2020 non fosse già abbastanza brutto: prego per la pace e per la sicurezza di Artsakh e degli armeni". È la voce di Lorenzo Fusi, senese ma soprattutto cittadino dal mondo, curatore della Biennale di Arte contemporanea di Yerevan, capitale dell’Armenia. L’inaugurazione dell’evento già posticipato e per ovvi motivi modificato causa Covid, è prevista per domani, anche se la situazione in Armenia è particolarmente difficile, per il riaccendersi del conflitto co l’Azerbaijan. Una vicenda lunga trent’anni, dalla dissoluzione dell’Unione sovietica.

E che allunga le sue ombre su giorni che dovevano essere destinati solo alla soddisfazione per un grande lavoro svolto tra mille difficoltà e altrettanti stimoli, per l’équipe di Fusi. Cresciuto al Palazzo delle Papesse, con la direzione di Marco Pierini che ora guida la Galleria Nazionale dell’Umbria, Fusi ha poi lavorato in mezzo mondo: da Liverpool a Monaco (dove ha guidato rispettivamente la Biennale di arte contemporanea e il Prince Pierre Contemporary Art Prize), per citare le attività più conosciute. Ora l’Armenia, in uno strano anno in cui proprio da quella terra è arrivara la nuova proprietà della Robur. Per Fusi una nuova, grande esperienza sulla ribalta internazionale dell’arte contemporanea. Che si vela però ora di preoccupazione e tristezza per il riaffiorare del lungo conflitto tra le Repubbliche ex sovietiche.

o.p.