Quando la legalità si declina nella socialità e un bene confiscato alla mafia accoglie un percorso riabilitativo socio-sanitario: questo il perimetro all’interno del quale prende vita il progetto ‘Nuove stagioni’, presentato ieri e realizzato a Suvignano, tenuta strappata alla mafia nel 1983 e restituito alla collettività nel 2019, ora controllata dall’Ente Terre della Regione Toscana.
Il progetto - il primo del genere in Toscana - ha come protagonisti AouSenese, Università, Ente Terre, Regione, Comune di Monteroni e l’associazione di volontariato Serena onlus, con l’obiettivo di offrire alle donne con una diagnosi di carcinoma mammario e alle loro famiglie un luogo di ritrovo dove poter sviluppare insieme un progetto di agricoltura sociale, coltivando un orto e partecipando a incontri psicologici di meditazione in gruppo.
La sinergia fra istituzioni locali è sottolineata dal sindaco di Monteroni d’Arbia Gabriele Berni e dal direttore generale delle Scotte, Antonio Barretta: "Il progetto – dice quest’ultimo – vede una grande collaborazione tra ospedale, istituzioni e volontariato e, soprattutto, permette di migliorare l’accoglienza e l’umanizzazione delle cure. Ci sono poi patologie, come quelle oncologiche, dove il rapporto tra pazienti e professionisti diventa molto stretto e dove i tempi di cura possono essere anche molto lunghi e, proprio grazie a questo progetto, possiamo dare supporto sia dal punto di vista psicologico, sia relazionale e anche nutrizionale".
L’iniziativa prevede lo sviluppo, all’interno della Tenuta agricola, di un orto dove poter coltivare piante ed erbe aromatiche, con il supporto di un tecnico agronomo. E grazie ad un medico nutrizionista sarà promossa la sana alimentazione con l’uso di ortaggi coltivati nelle ricette. E non finisce qui: saranno svolti anche incontri psicologici di gruppo basati sulle tecniche cognitivo-comportamentali della Mindfulness. L’integrazione dell’agricoltura sociale e dei gruppi psicologici si pone l’obiettivo di ridurre l’isolamento sociale e migliorare la qualità della vita delle pazienti. Il progetto, che prende il via ora, a settembre, andrà avanti fino a dicembre.
"La diagnosi di un tumore può avere un effetto dirompente sulla vita di una persona e sulle sue relazioni – sottolinea il presidente della Regione Eugenio Giani –. Si tende a sparire e a nascondersi. La buona sanità deve occuparsi anche di questo, di relazioni umane, per di più in una tenuta tornata di tutti". Agricoltura e sanità dunque con finalità sociali: "L’esperienza dell’agricoltura sociale è positiva – aggiunge l’assessore regionale Stefania Saccardi –, offre un’opportunità di partecipazione attiva e migliora il benessere individuale; il lavoro collettivo, a stretto contatto con la natura, è una modalità salubre che fornisce anche un grande sostegno psicologico". "Nuove stagioni è un’esperienza all’avanguardia che contribuisce a rendere più umano un percorso complesso come quello della malattia oncologica – conferma l’assessore alla salute, Simone Bezzini –. Pazienti e familiari riescono a vivere la malattia con occhi diversi".
Sono coinvolte istituzioni diverse e diverse discipline: "’Nuove Stagioni’ è un esempio virtuoso di come la collaborazione tra competenze multidisciplinari e comunità possa trasformarsi in un potente strumento di supporto e guarigione – afferma Paola Piomboni, presidente della Scuola di Medicina dell’Università – restituendo dignità e speranza a chi affronta la difficile battaglia contro il cancro. Non è solo un progetto terapeutico, ma un vero e proprio percorso di empowerment per le donne, che vengono incoraggiate a riscoprire le proprie potenzialità e a ritrovare un senso di comunità e appartenenza".
Il tutto a Suvignano: "Ente Terre dal 2019 sta lavorando insieme alla Regione per far crescere Suvignano, ristrutturarla come azienda agricola e sostenerla nel percorso di promozione della cultura della legalità nella nostra regione – spiega Giovanni Sordi, direttore di Ente Terre –. La Regione ha investito sulla Tenuta oltre 1,7 milioni di euro, per la messa in sicurezza di alcune strutture e per realizzare un ostello capace di accogliere 39 persone".
Paola Tomassoni