Fronteggiamenti sul tufo. La parola ai consulenti: "Nei giorni della Festa sospesa l’ordinarietà"

Ascoltati tre docenti universitari: Balestracci, Mugnaini e Piccinni "Regolati da una legge plurisecolare e non scritta che tutti osservano. Pugno, mano nuda e colpi soltanto nella parte superiore del corpo".

Fronteggiamenti sul tufo. La parola ai consulenti: "Nei giorni della Festa sospesa l’ordinarietà"

In alto l’avvocato De Mossi, Iuliani e Balestracci, sopra Mugnaini e Piccinni

di Laura Valdesi

SIENA

Non erano presenti al fronteggiamento del 2 luglio 2018 fra Nicchio e Valdimontone da cui è nato un processo destinato ad entrare nella storia del Palio e della città. Ma i quattro consulenti dei 17 contradaioli accusati di rissa e, 12 di essi anche di resistenza a pubblico ufficiale, ascoltati ieri in aula dal giudice Francesco Cerretelli hanno dato un apporto prezioso al dibattimento. Per la prima volta da quando il Palio è finito in tribunale hanno infatti potuto tratteggiare la ritualità della Festa, di cui i fronteggiamenti sono componente. I sei montonaioli, difesi dagli avvocati Giulio e Fabio Pisillo, si sono affidati a Gabriella Piccinni e Fabio Mugnaini, docenti dell’Università di Siena. Gli undici nicchiaioli invece, assistiti dall’avvocato Luigi De Mossi, hanno scelto il professor Duccio Balestracci, profondo conoscitore della Festa, e Massimo Iuliani di Pistoia, specializzato sui temi di autenticità, integrità e miglioramento di immagini audio e video digitali.

Il Palio è unico. Non è una sagra. Affonda le radici nei secoli e, di recente, sottolinea in avvio Mugnaini, il ministero della Cultura l’ha riconosciuto come espressione di identità culturale e collettiva, garantendo un riconoscimento ufficiale delle nostre tradizioni e di tutti gli elementi e simboli ad esse collegati. Specificità del Palio, un termine che ricorre spesso nelle oltre due ore delle deposizioni. "Una conferma della rilevanza e dell’eccellenza", anche se Siena aveva già pensato a dotarsi degli strumenti per salvaguardare il suo ’patrimonio’. Viene evidenziato da Piccinni "che non si può immaginare il Palio senza Contrada", luogo di radicamento sui territori. S’introduce poi un concetto cardine per le difese dei contradaioli, quello della Piazza del Campo che diventa enorme palcoscenico e, soprattutto, ’cornice’ della Festa da quando vengono assegnati i cavalli fino al momento in cui il Drappellone viene calato e consegnato alla Contrada vittoriosa. Con le sue regole, una sorta di spazio sospeso. Nel Palio, spiega più avanti Balestracci, cose che negli altri giorni non verrebbero fatte, sono la normalità. "Un esempio? Si porta il cavallo in chiesa per la benedizione. C’è la sospensione dell’ordinarietà", dice. Solo tenendo presente questo si comprende che i fronteggiamenti non sono rissa, come da codice penale, "quanto ritualità della forza". La sua esibizione. Quest’ultima, viene chiarito, diventa risorsa ’linguistica’ che si blocca nel momento in cui si mostra, per così dire, ’quanto uno poteva dartele’. Le Contrade inscenano il potenziale del conflitto. "Una sorta di ’tenetemi sennò vi picchio’, con tutto che si interrompe quando intervengono i dirigenti", sottolinea Piccinni. E poi non c’è festa, anche privata, dove non si ecceda. Entrano in aula altre manifestazioni dove esiste una esibizione di forza, vedi il carnevale di Ivrea e le decine e decine di feriti nella battaglia delle arance.

"Guai poi paragonare la tifoseria al senso di appartenenza dei contradaioli che non sono un gruppo di supporter", osserva Balestracci sollecitato da De Mossi. "I fronteggiamenti non avvengono fra la curva sud e nord ma perché, essendo di una Contrada, difendiamo l’identità rispetto a qualcosa che ha fatto un’altra, non è detto che sia la rivale". Fronteggiamenti che possono essere "anche solo verbali".

Il giudice Cerretelli ascolta con attenzione e, al termine dell’udienza pone alcune domande . Vuole sapere se c’è un regolamento che li disciplina, per esempio. "Una legge non scritta ma che tutti osservano, un codice plurisecolare", la risposta. "La regola delle mani nude", si inserisce l’avvocato Giulio Pisillo. "Sempre! – ribatte Balestracci – Uno scontro cavalleresco. Pugno, mano nuda, colpi solo nella parte superiore del corpo (mima, ndr). Ed unicamente nella cornice istituzionale di Piazza del Campo".