Crac Ac Siena, condannato Mezzaroma. Disposta la confisca di oltre 4 milioni

Assolti gli altri sette imputati che erano accusati, a vario titolo, per il fallimento della società bianconera nel 2014. L’ex patron giudicato colpevole di bancarotta fraudolenta per non aver recuperato da ’Progetto Siena’ i soldi incassati per i biglietti

Massimo Mezzaroma, ex patron bianconero, con l’avvocato Floria Carucci di Roma

Massimo Mezzaroma, ex patron bianconero, con l’avvocato Floria Carucci di Roma

Siena, 1 ottobre 2021 - Decine di udienze, quasi 5 ore di camera di consiglio dei giudici, quattro minuti per leggere una sentenza che ha scritto un altro pezzo di storia della (un tempo) gloriosa Ac Siena. La società bianconera inghiottita dal fallimento del dicembre 2014 con un passivo milionario, dopo la mancata iscrizione al campionato di serie B il 15 luglio di quell’anno. Alle 20,20 il presidente del collegio Ottavio Mosti ha letto le due pagine del verdetto arrivato al termine di un braccio di ferro estenuante fra accusa e difesa su aspetti tecnici, consulenze, dopo testimonianze fiume, a partire da quella dell’ex presidente Massimo Mezzaroma.

L’unico condannato per questa vicenda su cui hanno indagato la Finanza e il pm Antonio Nastasi, ora a Firenze, è stato proprio lui. Tre anni la pena per il patron bianconero da un lato per l’omesso versamento dell’iva relativamente all’anno 2012, pari a 4milioni 352mila 734 euro (di cui il tribunale ha disposto la confisca), dall’altro per la bancarotta fraudolenta ma limitatamente all’ipotesi di distrazione di 1.246.520 euro in favore di ’Progetto Siena’ che dalla stagione 2011-2012 gestiva in via principale l’incasso di abbonamenti e biglietti. Queste le uniche operazioni, secondo il collegio Mosti che hanno contribuito al fallimento dell’Ac Siena. "E’ stato assolto per tutto il resto – commenta a caldo l’avvocato Floria Carucci di Roma prima di comunicare a Mezzaroma il verdetto –, siamo in parte soddisfatti anche se l’ambizione era di dimostrare l’assoluta innocenza per tutti i fatti. Ci lavoreremo in vista dell’appello che certo faremo".

L’ex presidente bianconero dovrà pagare le spese processuali. E’ stato inoltre interdetto in perpetuo dall’ufficio di componente di commissione tributaria, dai pubblici uffici per 5 anni, inabilitato poi all’esercizio di un’impresa commerciale ed incapace di esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa per due anni. Per lo stesso periodo è stato interdetto dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese ed incapace a contrattare con la pubblica amministrazione. La sentenza dovrà essere pubblicata nei Comuni di Siena e di Roma e sul sito del ministero di Grazie e giustizia per il termine di 15 giorni.

Ma c’erano altri sette imputati, a vario titolo, per il crac che aveva cancellato la storica società. Sono stati tutti assolti. Mario Lattari referente della ’Black &White communication’, società che aveva acquistato per 25 milioni di euro il marchio dell’Ac Siena, e Pier Paolo Sganga, commercialista che aveva fatto parte del cda, con formula piena: "il fatto non sussiste". Così come Valentina Mezzaroma, vice presidente e sorella dell’ex patron, relativamente ad alcune imputazioni. Per tutti e tre anche il pm Siro De Flammineis aveva chiesto l’assoluzione. Voleva invece una pena di 2 anni per Christian Pallanch, architetto all’epoca responsabile delle infrastrutture, per Alberto Parri e Giuseppe Bernardini con riferimento alla vicenda del ’paracadute’, il denaro che la Lega Calcio aveva riconosciuto alla società retrocessa, per metà messi nel bilancio 2013. La procura aveva chiesto 2 anni infine per l’avvocato Alessandra Amato che si era dimessa nell’agosto 2017, accusata con Pallanch di bancarotta preferenziale. Il collegio li ha assolti entrambi perché "il fatto non costituisce reato". Stessa formula anche per Parri e Bernardini, ma per il ’paracadute’ il fatto non sussiste. Erano difesi dai legali Duccio Bari e Alfredo Fiorindi.

«Voglio solo ringraziare il mio legale, Bellarelli, che mi ha sostenuto psicologicamente, emotivamente, da ogni punto di vista perché abbiamo lavorato duro a Siena, mettendocela tutta e ci siamo ritrovati in tribunale. Mi ha colpito la serenità e gentilezza dei giudici, io venivo qui ed ero sereno", sottolinea a caldo Pallanch. "Soddisfazione non ci può essere, perché l’Ac Siena non esiste più, poteva essere ancora una squadra nel pieno dell’attività, invece si è perso tutto. Poi il processo subito in questo modo per aver fatto l’interesse della società, parlo di Amato e Pallanch, lascia l’amaro in bocca. L’assoluzione è il riconoscimento ma ormai la vera pena è il processo", dice l’avvocato Daniele Bielli. «Noi non siamo soddisfatti – interviene l’avvocato Antonio Voce che assiste la curatela fallimentare – avevamo chiesto la conversione del sequestro per confisca in conservativo per le somme che erano state sequestrate. Ci fa un po’ tristezza perché il denaro sarebbe andato nelle mani dei creditori che lo sono per circa 60 milioni di euro. Sottolineo comunque che dalla sentenza emerge che la relazione del curatore era corretta, i fatti sono stati accertati però non è stato provato il dolo". Sono le 21 passate quando il tribunale si spegne. Fra 90 giorni le motivazioni della sentenza.