Siena, 7 settembre 2024 – Processo sugli affari del ’re’ dei locali di Piazza, il magnate kazako Igor Bidilo: il 19 settembre si apre il dibattimento davanti al collegio presieduto da Simone Spina. Il rinvio a giudizio per l’imprenditore ed altri nove imputati, chiamati in causa dall’inchiesta della Finanza coordinata dal pm Siro De Flammineis, era avvenuto nell’aprile scorso. Nel mezzo una sentenza della terza sezione della Cassazione, a giugno, che ha riservato un primo colpo di scena in una vicenda complessa e articolata. Sia Catalin Maxim, che la procura ritiene amministratore di fatto dalla costituzione nel luglio 2015 e legale rappresentante dall’aprile 2017 della società Sielna, che il magnate kazako Bidilo, avevano fatto ricorso separatamente attraverso gli avvocati Fabio Pisillo e Carlo Arnulfo contro l’ordinanza del 5 ottobre scorso del tribunale delle libertà di Siena. Che aveva rigettato gli appelli cautelari proposti dai due indagati. Era stato dunque confermato il decreto di revoca parziale del sequestro preventivo del 23 agosto 2023 del gip, funzionale alla confisca del presunto profitto del reato contestato. Sarebbe stato omesso di dichiarare, secondo l’accusa, per il 2015 2milioni 750mila euro e, per il 2016, oltre 400mila. Contrariamente a quanto deciso sia dal gip che dal tribunale del riesame, sempre di Siena, la Suprema corte ha ritenuto che laddove sia stato estinto il debito tributario nei confronti dell’amministrazione finanziaria, anche tramite la speciale procedura di ’accertamento con adesione’, viene meno ogni ragione giustificativa del sequestro finalizzato alla confisca di beni patrimoniali in relazione alla presunta commissione di un reato tributario. E ciò anche ove il pubblico ministero, in sede penale, contesti un ammontare dell’imposta evasa superiore a quello stabilito dall’Agenzia delle Entrate. Dunque, ribadiscono i giudici di Cassazione, il cosiddetto principio del ’doppio binario’ – vale a dire il fatto che le determinazioni assunte dall’Agenzia delle Entrate circa l’ammontare del debito tributario non sono vincolanti per il giudice penale –, non trova applicazione in relazione alla determinazione del profitto del reato fiscale laddove il creditore, ossia l’amministrazione finanziaria, dichiari di non avere più nulla da pretendere dal contribuente stesso. Bensì in tali casi il principio suddetto opera solo in relazione all’accertamento della sussistenza degli elementi tipici dell’illecito penal-tributario. Morale: la Cassazione ha annullato senza rinvio il provvedimento del tribunale di Siena ordinando il dissequestro e la restituzione di quanto ancora ’bloccato’ agli aventi diritto. A Maxim sono state dissequestrate tutte le azioni e gli altri beni, per esempio. "Siamo molto soddisfatti che la Cassazione abbia accolto, con un’innovativa sentenza, le nostre tesi giuridiche in una materia così complessa", il commento dell’avvocato Fabio Pisillo.
Ora si apre il processo per i dieci imputati fra i quali Salvatore Caiata, Massimo Guasconi, Vincenzo Del Regno e Cataldo Staffieri. L’udienza del 19 settembre potrebbe non bastare per le eccezioni preliminari prima di entrare nel vivo del processo che sarà lunghissimo. Alcuni reati si prescrivono nel 2025 e nel 2027 è prescritto tutto.