Parentucelli, un auditorium dipinto dai liceali

Graffiti da concorso

Tommaso Valerio, Alessio Bianchi, Filippo Paganini, Matteo Cesarini e Marco Bologna

Tommaso Valerio, Alessio Bianchi, Filippo Paganini, Matteo Cesarini e Marco Bologna

Sarzana, 1 aprile 2018 - Non sono sfregi che sporcano i muri, ma vere opere d’arte che raccontano una storia i murales realizzati da alcuni studenti del liceo Parentucelli-Arzelà. Progettate e realizzate dai ragazzi del professore di Storia dell’Arte, Paolo Mazzoli, alcune colorate, altre in bianco e nero. I giovani hanno trasformato le pareti dell’Auditorium in tele e si sono sbizzarriti, rappresentando sia scene tratte dalla letteratura ma anchew idee venute dal loro ingegno creativo. Nel maggio del 2016 è stato realizzato il primo murales dedicato a Jean Giraud, noto disegnatore e sceneggiatore di fumetti. A novembre il secondo che rappresenta una figura femminile i cui capelli originano un’onda ispirata a ‘La grande onda di Kanagwall’, opera del pittore giapponese Hokusai.

Un altro, iniziato a dicembre, deve essere ancora completato: con quello vogliono partecipare al concorso online ‘Leone d’argento per la creativita 2017-2018’, che trae ispirazione da un luogo delle ‘Città invisibili’ di Italo Calvino e prende il nome di Marozia, detta anche ‘La città del topo e della rondine’. E’ proprio una scena dell’opera dello scrittore italiano quella rappresentata nel terzo murales, ideato e abbozzato dal diciassettenne Filippo Paganini. Ha deciso di dividerlo in due parti: la prima senza colori rappresenta il momento in cui i topi decidono di sfidarsi, uno contro l’altro, dopo aver combattuto uniti, la seconda a colori è unita alla prima da un bassorilevo disegnato sopra la porta raffigura una rondine che piomba sulla città illuminandola.

"Questa rappresenta l’avvento di un cambiamento radicale e da un forte aiuto al manifestarsi del colore, che simboleggia l’arte – spiega Filippo – Il disegno, che va letto da sinistra verso destra, è un percorso di liberazione che si conclude con la sopravvivenza dell’arte, che esce dallo scontro come qualcosa di immortale, che non può essere sconfitto con una spada. L’arte è ordine, l’arte è una possibilità, una via di fuga".

"I murales – spiega il professor Paolo Mazzoli – fanno parte di un progetto che inizialmente ha coinvolto tutti gli studenti, partendo dall’individuazione del tema da sviluppare e l’area di intervento. Poi si è passati alla raccolta dei bozzetti, tra i quali sono stati scelti quelli da realizzare e gli studenti hanno potuto mettere in campo le proprie capacità per lo sviluppo delle idee scelte".

La professoressa Angela Diamanti, in rappresentanza della preside Vilma Petricone, sostiene che "i ragazzi vanno educati al vero, al buono e al bello. Sono percorsi lunghi che la scuola sta affrontando». «In questo caso – spiega – deve passare il messaggio che un muro bianco può essere colorato e dipinto ma attraverso uno studio e una ricerca di sensibilità: cancelliamo le brutture sui muri e trasmettiamo arte".

Alessio Boi