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Trent’anni.

Società Scherma Prato

Società Scherma Prato

ULTIMO ARTICOLO

Questo è l'ultimo articolo online dedicato ai trenta anni della Società Scherma Prato. In qualità di fondatore, maestro anziano e presidente del sodalizio ho chiesto di scriverlo quindi, premetto, la qualità non sarà certo quella di un giornalista scafato ma non volevo esimermi da questa responsabilità. Volevamo festeggiare i trent’anni della Società Scherma Prato in altro modo, con una bella cerimonia, un brindisi, alla presenza delle personalità sportive e politiche della città e di tutti coloro che hanno fatto parte di questo gruppo, ma la situazione ci ha imposto scelte diverse che per correttezza e rispetto delle regole abbiamo seguito. Volevo parlare di quanto la scherma sia considerata nel mondo e di quanto poco lo sia in Italia malgrado i successi ottenuti. E’ strano questo fatto: lo sport che più vince da sempre a tutti i livelli internazionali ed Olimpici non è sport nazionale, anzi è sport minore, visto con diffidenza. La Società Scherma Prato ha fatto il possibile per sfatare quei miti di inavvicinabilità che circondano questo spor e sicuramente ci è riuscita, ma sempre a livello locale perché espandere una filosofia ed un modo di pensare non è facile. Volevo parlare, per rimanere in tema, dei seimila maestri assunti dalla scuola Francese a dimostrazione che la scherma ha un valore educativo di altissima qualità. Volevo parlare della scherma obbligatoria nelle università americane di matematica e fisica perché è ritenuta sport utile ad amplificare il pensiero. Volevo parlare di quanto la scherma impregni da secoli la nostra vita e che, inconsapevolmente, sia presente anche nella nostra esistenza di uomini del terzo millennio nel linguaggio che usiamo tutti i giorni e di quanta cultura sottintende la disciplina schermistica. Se ci sarà modo parlerò di queste cose in altro momento perché come uomo di sport, maestro di scherma e responsabile di una associazione sportiva desidero esprimere alcuni pensieri sorti conseguentemente a quanto abbiamo vissuto in questi mesi, a giudizi e convinzioni di alcuni. Difendo con decisione l'attività delle associazioni sportive. La loro importanza risiede nel servizio che rendono alla popolazione. Invece di sostenerle per mantenere aperto un punto aggregativo sano e sicuro (perché tutti hanno agito seguendo protocolli e regole) e consentire così una distrazione per i giovanissimi e non solo, sono state limitate se non addirittura sprangate. Le attività di tipo agonistico sono state viste come ricettacoli di testardi che senza gare non sapevano stare. Rifiuto questa visione da incoscienti degli agonisti e dei loro allenatori. Addirittura un sottosegretario ha dichiarato che era bene chiudere ciò che è superfluo. Quindi è stato deciso che è superfluo il tempo libero delle persone e dei ragazzi. Sono superflui gli impegni di chi pratica uno sport o per stare in forma o per soddisfazione o per desiderio di misurarsi in competizione. Sono superflui coloro che grazie a quello sport vivono, come i maestri, gli allenatori, i produttori di materiali e così via. Sono superflui i custodi delle palestre, coloro che costruiscono le palestre e coloro che sostengono economicamente lo sport. Si dimentica, invece, la funzione educativa dello sport, sia morale che fisica e la risposta pratica che le associazioni sportive cercano di dare a problemi giovanili come sedentarietà, alcolismo, violenza, obesità, conflittualità di genere, uso di droghe, dipendenza elettronica, mancanza di motivazioni e, in questo momento, rappresentano un aiuto alle famiglie. Ritengo quindi che le società sportive agonistiche sono la migliore espressione possibile di unione sana per giovani e meno giovani, dove si pratica il rispetto delle regole, l’accordo di intenti e di idee, lo scaturire delle soddisfazioni per gli obbiettivi raggiunti e dove si aiutano coloro che momentaneamente sono in difficoltà. Suggeriscono stili di vita più adeguati che certamente contribuiranno a migliorare la qualità dell’esistenza delle persone.Io non posso sapere esattamente come agiscono tutte le società sportive ma per quelle che conosco non ci sono dubbi che hanno un fondamento etico chiaro. Che poi è quello che ho sempre voluto per la Società Scherma Prato nella convinzione che si può fare sport, anche agonistico ed anche ad alto livello, con divertimento e rilassatezza evitando fenomeni di ricerca obbligata del risultato. Ma questo non significa avere una visione deresponsabilizzata dell’impegno sportivo, significa semplicemente affrontarlo da un’altra prospettiva e se da trenta anni questo Sodalizio continua a vivere in maniera florida penso che la proposta è recepita ed accettata. Sia chiaro che nel tempo non tutto è stato facile e qualche battaglia ho dovuto combatterla per evitare di far travolgere la società da invidie e prevaricazioni ma ne è valsa la pena. Negli ultimi anni, poi, la vita societaria ha avuto una collocazione logistica ed operativa di qualità grazie ad un consiglio direttivo appassionato a presente. Da questa posizione privilegiata dico grazie a Vittorio Pecini a Claudio Casali a Giovanni Medici a Chiara Cappelli agli ex allievi, ed ora colleghi, Jacopo Ballini, Fabio Banchelli e Marco Lepri. Un grazie anche ai nuovi istruttori Priscilla del Mastio, Alessandra Frasconi, Bernardo Goti e Alice Casali. Ma, e scusate la svenevole e personale aggiunta, due ringraziamenti importanti gli voglio condividere. Uno per mio padre Pietro, che oltre a costruire il primo simbolo della società non mi ha mai osteggiato nelle scelte che ho fatto, e l’altro ringraziamento va a mia moglie, Silvia Lori, che è stata complice in tutto questo e che ha saputo confrontarsi, vincendo, in ben altri assalti più complessi di quelli schermistici Cordialmente, Faustino Colombo