Tre ferite in dieci giorni Ora la città è più smarrita

Prima della scomparsa di Simoni c’erano stati i lutti per Fioravanti e Biancalani. Figure diverse con un tratto comune: vedere tanta energia dietro i problemi di Prato

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Una città più triste e smarrita. In dieci giorni sono mancate tre persone che nei loro differenti ambiti hanno lasciato un esempio per tutta la comunità locale. Maurizio Fioravanti, Luigi Biancalani e Gastone Simoni sono state tre eccellenze, ma soprattutto hanno testimoniato il pensare e il fare. Sguardo lungo sulla città e la sua gente, sono stati da sprone. Mettiamo una lente sul loro cammino, solo con qualche esempio. Maurizio Fioravanti, giurista e costituzionalista, ha dato impulso e valorizzato il Pin, fiore all’occhiello anche fuori dai nostri confini. Nel suo ruolo di presidente del Polo universitario per 17 anni ha saputo coniugare lo studio e la ricerca con il mondo del lavoro, in un dialogo proficuo con le imprese. Lo raccontano l’accrescimento del numero dei laboratori e le tante aziende che accolgono gli studenti universitari, prima negli stage e poi garantendo posti di lavoro. Nel 2018 dal sindaco Matteo Biffoni gli fu consegnato il Gigliato d’argento, massima onorificenza della città. Luigi Biancalani, il medico, l’uomo della politica e del volontariato. Da vicesindaco ha interpretato il suo ruolo civile e politico con grande attenzione e scrupolo, pronto all’ascolto, ad accogliere con il sorriso. Dedizione è una parola che si è rincorsa sulla bocca di tanti durante le onoranze funebri. Dedizione al lavoro, sempre e nonostante la malattia. Dedizione alla famiglia, agli amici, alla città. Diceva "aiuteremo" e lo faceva per tutto quello che era possibile. Si crucciava quando le circostanze non lo permettevano. Un modo di interpretare l’impegno politico come passione vera in una realtà che esige sempre più aiuti e sempre più sforzi.

E’ arrivato a Prato nel 1992 il vescovo emerito Gastone Simoni, quando ancora la crisi non aveva azzannato il sistema economico e si vivevano gli ultimi scampoli di un tempo dorato. Poi ci sono stati gli agli anni del travaglio collettivo e individuale. Simoni si preoccupato del diffuso scoraggiamento che portava a una maggiore frammentazione invitando a un sentire comune che portasse a risollevarsi. Diceva: "Prato è una città in sofferenza, ma ha il dono del calore e dell’affabilità". Lui che si sentiva un testimone della fede in Gesù, è stato una guida per tutti. Venti anni da pratese, fin dentro le fibre del tessuto di questa città. Anticipando il tema della dignità del lavoro, nel nome di quelle aziende sane che producono e danno lavoro nel rispetto delle regole con "coscienza, conoscenza e innovazione" volle profondamente il Premio Santo Stefano, fu promotore del primo "Emporio della solidarietà" d’Italia e del servizio di microcredito. Tre personalità differenti, tre modi di stare nella comunità in cui hanno vissuto e operato. Ma un tratto comune: darsi daffare, la profonda convinzione che dietro una città più appannata dai problemi ci fosse tanta energia, tanta ricchezza di esperienze. Insomma, che una comunità definita più volte laboratorio di convivenza, laboriosità, solidarietà fosse possibile un nuovo futuro.

Marilena Chiti