"Di’ a tua madre di vendere il locale, altrimenti tu finsici male". E ancora. "Meglio che andate via o chiamo i Terracciano". Erano di questo tenore (e anche peggio) le frasi che l’intermediario cinese rivolgeva alle vittime, costrette a cedere i locali o che si vedevano lievitare gli affitti: in un caso anche da 7.000 a 70.000 euro, tutto in una volta. È nata dalla denuncia, fatta a inizio 2022 da una coppia che gestiva due locali di ristorazione e intrattenimento a Montecatini Terme e Pieve a Nievole, nel pistoiese, l’inchiesta di polizia e Guardia di finanza che ha portato a 12 arresti per reati, contestati a vario titolo, che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alle scommesse clandestine, all’estorsione, ai reati tributari e altro, attività illecite che si sarebbero consumate tra Pistoia e Prato.
In particolare i due imprenditori, "dopo aver inizialmente accondisceso ad alcune richieste estorsive – hanno spiegato gli inquirenti – esasperati e preoccupati per le continue minacce e ulteriori pretese di denaro, avevano deciso di rivolgersi alla polizia, segnalando di essere vittime di estorsione da parte di un soggetto di origine cinese, spalleggiato da due italiani", già noti alle forze dell’ordine, "che intendeva così costringerli a cedergli le loro attività commerciali".
Il cinese è residente a Prato e i due "italiani" non sono altro che Giacomo e Francesco Terracciano, considerati i veri dominus dell’associazone che puntava a estendere il proprio controllo nelle attività commerciali fra la piana fiorentina, Prato e Valdinievole, quest’ultimo territorio bazzicato da padre e figlio.
I Terracciano non sono volti nuovi alle cronache cittadine e alle forze dell’ordine. Il padre ha una condanna passata in giudicato per mafia. Originario della Campania è arrivato a Prato negli anni Ottanta.
Tante le inchieste che hanno visto coinvolto il suo nome. Si perde nella notte dei tempi il processo – ancora in corso – per una serie di associazioni a delinquere di stampo mafioso che vede implicate più di 50 persone e che ha a che fare con la gestione di una nota catena di pizzerie, oramai tutte chiuse.
Partendo dalla denuncia dei due ristoratori, l’inchiesta si è allargata a macchia d’olio facendo emergere il quadro fosco delle sale scommesse clandestine, tre a Prato: una in viale Galilei, un’altra in via Castagnoli e una in via Longobarda. La peculiarità dell’inchiesta è il coivolgimento di cinesi e italiani, i Terracciano, che si servono di un intermediario cinese per portare a termine le intimidazioni. Si vantavano di avere "una caratura criminale" di "tutto rispetto" per imporre alle vittime di turno le loro volontà.
Laura Natoli