È morto Felice Guarducci, il più internazionale degli imprenditori tessili

È deceduto a Donoratico nella tenuta di caccia. Si trasferì con la famiglia in Canada. "Guardare oltre Prato e l'Europa"

Felice Guarducci, aveva quasi novantasei anni

Felice Guarducci, aveva quasi novantasei anni

Prato, 5 marzo 2020 - Felice Guarducci, una delle figure piu originali dell'imprenditoria tessile pratese del dopoguerra, è morto lunedi scorso. Ad aprile avrebbe compiuto novantasei anni. È deceduto nella grande colonica sospesa fra i boschi e il mare di Donoratico, dove si era ritirato per dedicarsi alle passioni per la caccia e la pesca d'altura.

Poche ore prima di andarsene, aveva salutato in perfetto giapponese un nipote che stava partendo per Tokio e l'episodio riassume due tratti fondamentali di Guarducci: la lucidità che lo ha assistito fino all'ultimo e la sua natura di "uomo di mondo" nel senso più pieno e completo. Fondatore della Lafis, che produceva e commercializzava fibre sintetiche e sarebbe stata piegata da un incendio, Guarducci ha sempre avuto lo sguardo più in là. Oltre Prato, oltre l'Italia, oltre l'Europa. "Ho voluto dare ai miei figli gli strumenti per conoscere il mondo: saranno loro, poi a decidere dove e cosa fare", ci raccontò in un'intervista a poco prima del Duemila.

Negli anni Settanta riunì la famiglia e si trasferì in Canada, Edmonton: un mondo nuovo dove lavorare nel tessile, consentire ai figli di conoscere lingue e mentalità diverse e godersi laghi e foreste dove pescare e cacciare. I figli si spartirono quell'eredità spirituale: oggi Gherardo possiede una catena di ristoranti e wine bar a New York, per la quale lavora la sorella Costanza. Fabio è in Canada dove si occupa di immobili, Stefania vive a Firenze e Brando, il più giovane, guida a Montemuro la Eurofibre, stesso settore della Lafis, ma dimensioni ridotte.

Tornato a Prato, Felice rientrò nel tessile finché si decise ad assecondare le passioni per caccia e pesca. Ottenne dagli Antinori (fu grande amico di Niccolò, poi di Piero) la gestione della tenuta di caccia affacciata sul mare vicino a Bolgheri. Lì, unì passione e istinto imprenditoriale fino a quando il fisico gli permise di inseguire la selvaggina. Poi, passò alla pesca dalla barca. Tutto era possibile, in quel lembo di Toscana fonte di felicità. E di dolore, se un giorno gli sottrasse una figlia, deceduta in mare.

Felice Guarducci è stato forse il "meno pratese" della generazione che rifondò il tessile nel dopoguerra quella dei Biagioli, suo coetaneo. Ma, al tempo stesso fu forse più pratese di tutti, per quella ostinazione di scoprire il mondo e tentare avventure, che ha sempre scosso lo spirito degli impannatori. Il suo ritorno in città, l'azienda che il figlio conduce qui, dicono che quella da Prato non fu una fuga, ma la ricerca di come il mondo sarebbe diventato. Grande e globale, dove ogni posto può essere casa.

Piero Ceccatelli