
Ecco il libro di Ighli Vannucchi: "Calcio e pesca, le mie passioni"
"Il libro racconta la mia storia. E’ nato perché avevo già in testa questa idea, quando mi è arrivata la proposta ho accettato subito. E’ la storia di un ragazzo di provincia che arriva in serie A. Senza tralasciare l’altra passione: quella per la pesca". Ighli Vannucchi ha presentato così il suo "Nel segno di Ighli – Storia di un fantasista di provincia". Un libro scritto a quattro mani con Andrea Valentini, nel quale il calciatore pratese si racconta e accompagna il lettore in un viaggio ultra-quarantennale: gli inizi a Maliseti, il debutto da professionista a Lucca (dove ancora oggi è rimasto a vivere e dove gestisce un negozio di abbigliamento) gli anni in serie A fra Empoli, Salernitana e Venezia. E ancora, il titolo europeo U21 conquistato con l’Italia nel 2000, oltre a varie digressioni extra calcistiche. Per un percorso che continua ancora oggi, visto che a 46 anni Vannucchi continua a giocare e ad incantare nella Pieve San Paolo, nella terza categoria lucchese. La prima presentazione del libro è avvenuta qualche giorno fa nel suo negozio e non sono mancati spettatori d’eccezione: c’era ad esempio anche Francesco Pratali, ex difensore di A che con Vannucchi ha condiviso l’esperienza ad Empoli. "Il Pampa era incredulo – ha scherzato Ighli – non credeva che sarei riuscito a scrivere un libro. E forse non ha tutti i torti".
L’attenzione si è inevitabilmente spostata sul calcio odierno, verso il quale Vannucchi nutre meno interesse: "Ho avuto la fortuna di giocare in A in un calcio che viene definito nostalgico, dove c’era più spazio per la fantasia e per il gesto tecnico – ha detto – e che oggi non esiste più: i giocatori individualisti faticano, la tattica ha portato il calcio di vertice verso un gioco più corale e scontato. Un calcio che continuo a seguire, ma che annoia e che non fa più sognare". Avanti tutta con la terza, quindi. Il centrocampista classe 1977 non ha a quanto pare ancora intenzione di appendere gli scarpini al chiodo. "Perché sto continuando a giocare? A volte me lo chiedo anche io. Sarà perché per me, il calcio, è sempre stato prima di tutto divertimento e stare insieme ai compagni ".