Detenuto rompe lavandino. E lo scaglia contro agente

Ennesimo episodio violento in carcere. Il magrebino era in isolamento . I sindacati: "Provvedimenti urgenti o inizieremo lo sciopero della fame".

Detenuto rompe lavandino. E lo scaglia contro agente

Detenuto rompe lavandino. E lo scaglia contro agente

Ancora disordini nel carcere della Dogaia, da anni alle prese con gravi difficoltà a causa della mancanza di personale fra gli agenti penitenziari e i continui arrivi di detenuti giudicati "aggressivi" e pericolosi. Questa volta a creare disordini è stato un detenuto, di origini magrebine, che si trova nella sezione di isolamento. Secondo quanto riferito, giovedì sera il detenuto ha rotto il lavandino interno alla cella e lo ha scagliato contro l’agente che era intervenuto per calmarlo. Il coccio del lavandino rotto ha colpito il poliziotto in pieno viso procurandogli un grave trauma facciale. L’agente è stato soccorso dai colleghi che hanno riportato la situazione alla calma. La guardia ferita è finita in ospedale e ha riportato una prognosi di cinque giorni.

E’ solo l’ultimo episodio violento in ordine di tempo che riaccende l’attenzione sulle difficoltà interne alla Dogaia. L’Uspp, insieme a tutte le altre sigle sindacali in rappresentanza della polizia penitenziaria, è subito intervenuta per denunciare, ancora una volta, la situazione invivibile che si è venuta a creare all’interno del carcere. "La Dogaia è diventato un mero contenitore di detenuti violenti pronto a esplodere – dicono dai sindacati – Più volte abbiamo chiesto che non vengano più inviati detenuti di difficile gestione, ma ogni volta le nostre richieste vengono disattese. Dopo l’ultimo episodio chiediamo alle autorità competenti che intervengano con la massima urgenza".

Se non verranno presi provvedimenti immediati, il sindacato minaccia lo sciopero della fame e, in ultima istanza, l’autoconsegna, ossia la permanenza dentro la struttura carceraria senza né bere né mangiare. "E’ il massimo della protesta consentita dalla legge – concludono dai sindacati – E’ stato dimostrato che la vigilanza attiva ha fallito, il personale non c’è e quello che c’è è allo stremo delle forze. La Dogaia è diventato il luogo dove inviare i detenuti pericolosi. Così è impossibile andare avanti".

Intanto ieri i Radicali Italiani hanno visitato il carcere. "La visita – ha detto Matteo Giusti, presidente del comitato nazionale Radicali Italiani – ha lo scopo di porre un’attenzione nazionale al carcere di Prato, dove oltre alla carenze di personale e ai disagi quotidiani, si sono vissuti negli ultimi mesi due casi di suicidio che sono il termometro della gravità della situazione".

L.N.