Cyberbullismo e diffamazione: difendersi è possibile

Un modo molto pratico e sicuramente appassionante di imparare i principi e i diritti tutelati dalla Costituzione, promuovere l’uso consapevole dei social network e combattere il cyberbullismo. Pamat, l’associazione che da oltre trent’anni si occupa di prevenzione dell’abuso sui minori, ha coinvolto quest’anno circa 500 studenti di scuole medie e superiori nel progetto "Io ci credo", trasformando gli spazi delle classi in aule di tribunale dove ragazze e ragazzi sono diventati giudici, avvocati e pure imputati in processi simulati, molto vicini alla realtà. L’ultima classe coinvolta è la IV G del liceo Cicognini-Rodari, su iniziativa della docente Franca Dami. Un drappello di avvocati- volontari di Pamat hanno lavorato in 25 classi di nove istituti pratesi. Del gruppo fanno parte Gabriele Pica Alfieri, Andrea Di Gregorio, Elena Casavecchi, Michele Verrucchi, Annalisa Ballerini, Irene Cecchi, Carlo Ciabatti, Maria Lucarini e Stefano Nanni.

Il progetto "Io ci credo" prevede un primo incontro sui principi fondamentali e i diritti di libertà tutelati dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale dei diritti del fanciullo. In questa fase viene affrontato anche il tema dell’uso corretto e consapevole dei social network, puntando i riflettori su bullismo e cyberbullismo. Il laboratorio è dedicato alla simulazione di un caso giudiziario di diffamazione online realmente accaduto. Tra gli studenti vengono individuati l’imputato, la parte offesa e i testimoni, gli altri vengono divisi in quattro gruppi - giudici, pubblico ministero, difesa e parte civile - e simulano l’istruttoria dibattimentale in aula con l’interrogatorio dei testimoni. Un’esperienza diretta che appassiona ragazze e ragazzi e ha il potere di accrescere la loro conoscenza giuridica e la consapevolezza all’uso dei social.