"A volte il razzismo è questione di parole" Le creative: cambiamo colore al color carne

Giuditta è nera, Cristina bianca e insieme hanno lanciato una campagna contro le discriminazioni. A partire dal vocabolario

Tutto è nato da una semplice domanda, che prima ha creato un po’ di imbarazzo e poi si è tramutata in una risata di gusto. Quella stessa domanda portava con sé un problema reale, che si è trasformato in una campagna contro ogni tipo di discriminazione. Si chiama ‘Color Carne’ il progetto portato avanti da Bold Stories, azienda di Prato che si occupa di consulenza e strategie comunicative, gestita dalla pratese Giuditta Rossi e dalla milanese Cristina Maurelli. L’obiettivo è ambizioso: ‘cambiare colore’ al color carne. "Stavamo parlando di abbigliamento quando Cristina mi ha detto: sotto quella maglietta ci starebbe bene un reggiseno color carne", racconta Giuditta. "Il suo riferimento era chiaramente al rosa, che però non è il colore della mia pelle. Da lì ci siamo rese conto che la definizione di color carne non è più inclusiva e al passo con i cambiamenti della società. Quindi abbiamo pensato a una campagna che potesse stravolgerne la definizione da rosa a tutti i colori dell’umanità". Come detto l’obiettivo è ambizioso, perché gli stessi vocabolari parlano di "un beige, rosa, simile al colore della carne". Giuditta e Cristina così hanno cominciato a chiedere agli stessi editori dei vocabolari di prendere spunto dal modello inglese, dove è stato precisato che la definizione di color carne intesa alla vecchia maniera potrebbe non essere più inclusiva. "Vogliamo richiamare l’attenzione sui temi riguardanti il colore della pelle e il rispetto delle differenze di ognuno", prosegue Cristina Maurelli. "L’idea di color carne uguale a rosa, infatti, presuppone, spesso inconsciamente, che la pelle di una persona bianca sia la norma, mentre naturalmente il color carne non è solo un colore". A pochi giorni dal lancio, la campagna ha trovato consensi da parte di influencer, associazioni, organizzazioni e persone che hanno espresso il loro appoggio e la loro adesione all’iniziativa. Ora però Giuditta e Cristina si rivolgono ai brand della moda per fare da eco al loro messaggio. "La campagna intende amplificare l’argomento anche in Italia - sottolineano - sensibilizzando non solo le persone, ma invitando gli editori e i brand a fare un piccolo ma significativo passo, cambiando il loro vocabolario, e magari pensando a nuovi prodotti inclusivi. Color Carne può diventare il punto di incontro per chi vuole costruire una società in cui la diversità venga valorizzata e in cui ogni persona sia in grado di riconoscersi". Sul sito internet di Bold Stories sono state caricate sia le card del progetto da potere condividere sui social, che un ‘colorimetro’ con tutti i colori dell’umanità. "Il nostro è un invito a sfidare lo standard, a farsi delle domande e, se quello standard non ci corrisponde più, ad agire per il cambiamento", concludono Rossi e Maurelli. "Color Carne vuole essere la dimostrazione di come concetti che sembrano inoffensivi, in particolare nel linguaggio e nelle rappresentazioni visive, possano invece nascondere pregiudizi e discriminazioni, e come basti poco per svelarli e cambiare punto di vista".

Stefano De Biase