Riunione urgente dell’assemblea di Lega di B convocata per giovedì 23. Un solo punto all’ordine del giorno: "Emergenza Covid-19: valutazioni e determinazioni conseguenti" recita il comunicato ufficiale. Il significato è chiaro: la pandemia non è più solo un problema del Pisa e degli altri club alle prese con un focolaio all’interno dello spogliatoio. Ma di tutto il campionato cadetto che fra due giorni sarà chiamato a prendere una decisione. Il nodo è uno solo: se andare avanti e come, oppure anticipare la sosta, comunque, prevista per l’inizio di gennaio, e magari riprendere per l’Epifania invece che per la metà del mese prossimo come programmato, attualmente, da calendario.
Perchè il virus sta dilagando anche negli spogliatoi di serie B: la Spal, ieri mattina, ha addirittura sospeso la prevendita per le sfide del 26 con il Benevento e del 29 con il Pisa. Il comunicato degli estensi si limita a dire che "sono sospese le vendite dei biglietti per le prossime due gare interne allo Stadio Mazza" senza spiegarne le ragioni. Ma non occorre un’indagine investigativa per conoscerne i motivi: sabato a Frosinone la squadra del presidente Tacopina è scesa in campo priva di 5 titolari, tutti contagiati e, stando ad indiscrezioni trapelate da ambienti vicino al club ieri, i positivi sarebbero saliti addirittura a 13.
Ma Pisa e Spal non sono le uniche alle prese con un focolaio di Covid: il problema riguarda sicuramente il Monza (5 positività), ma anche il Lecce (2 positivi a ieri e già deciso il rinvio della gara col Vicenza), Brescia, Ascoli (almeno 5 o 6 casi da un paio di settimane) e Pordenone. E’ il precedente di Benevento-Monza a preoccupare. Proprio per le ragioni spiegate nell’immediato dopo-partita di Cosenza dal diggì nerazzurro Giovanni Corrado. Con lo stesso numero di casi il Pisa (a Cosenza) e la Spal (a Frosinone) sono scese in campo: l’Asl di Benevento, invece, ha fermato il Monza obbligato a rinviare la gara contro le Streghe. L’uniformità di trattamento è uno dei nodi che l’assemblea di giovedì dovrà sciogliere. L’anno scorso per provare ad arginare il problema fu redatto un regolamento ad hoc, un tentativo naufragato di fronte alle disposizioni delle Asl locali che, in quanto autorità sanitarie competenti, prevalgono sulle decisioni di federazioni sportive e leghe.
Francesco Paletti