Schiaffi alla figlia che vuol vivere all'occidentale, padre condannato

Pontedera, l'uomo assolto per i maltrattamenti in famiglia insieme alla moglie: ha prso tre mesi di reclusione per le lesioni

Tribunale di Pisa

Tribunale di Pisa

Pontedera, 18 maggio 2018 -  Adolescenza difficile e incomprensioni. In mezzo anche elementi culturali e. pare, anche qualche bugia. Ci sono tutti questi ingredienti nella storia della minore che  prima accusa il padre di prenderla a botte perché contrario a che lei viva all’occidentale. Poi, ad un certo punto, ritratta tutto. Ma la macchina della giustizia si era già messa in moto e inoltre c’era un episodio cristallizzato dal referto del pronto soccorso: 21 giorni per gli schiaffoni e le spinte del genitore. Così le indagini partirono d’ufficio. A portarla alle cure dei sanitari fu il nonno del fidanzatino tra le cui braccia chiese rifugio dalle furia del genitore. A processo sono finiti il padre e la mamma della ragazzina, rispettivamente di 45 e 44 anni, di nazionalità rumena e residenti nel Comprensorio del Cuoio. Gravi le accuse con cui sono arrivati al dibattiomento, difesi dall’avvocato Rolando Rossi: maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate. Tutto, secondo l’iniziale copione dell’accusa, sarebbe iniziato per l’ira del padre che vedeva la figlia che non studiava, perdeva tempo su Facebook e, soprattutto, dietro ai ragazzini. Il processo è stato discusso ieri davanti il giudice del tribunale di Pisa Paola Giovannelli con pubblico ministero onorario Giovanni Pepe. All’epoca dei fatti, una volta partito l’iter giudiziario – siamo nel 2014 – la minore lasciò la casa dei genitori per una struttura di accoglienza. In sentenza, tuttavia, la maggior parte del capo d’imputazione è caduta: i genitori sono stati assolti dal reato di maltrattamenti in famiglia e la madre anche dal reato di lesione relativamente ad un episodio. Il padre è stato condannato a tre mesi (pena sospesa) per il fatto del 9 marzo 2014 quando per quegli schiaffi che la fecero anche cadere per terra la ragazzina finì al pronto soccorso.

Carlo Baroni