Pd, verifica ballottaggi. E Pisa diventa capitale

L’almanacco politico

Pecore Elettriche, la rubrica di David Allegranti

Pecore Elettriche, la rubrica di David Allegranti

Firenze, 28 maggio 2023 – I ballottaggi di oggi e domani a Pisa, Siena, Ancona, Terni eccetera ci diranno chi è il vincitore di queste elezioni amministrative. Anche se in Sicilia e in Sardegna inizia oggi il primo turno e Giorgia Meloni venerdì scorso è volata a Catania per sostenere Enrico Trantino, scelto da Fratelli d’Italia e per questo obbligato a vincere. La presidente del Consiglio e la segretaria del Pd Elly Schlein (che ha chiuso la campagna ad Ancona, dove c’è un importante ballottaggio) si sono fatte vedere meno in giro nelle ultime due settimane.

A voler essere precisi, la leader dei Democratici si fa vedere e sentire poco in generale. Meloni ha senz’altro problemi urgenti (l’alluvione), ma da Schlein si aspetterebbe una opposizione più pugnace e più loquace. E invece i riflessi pavloviani abbondano, compresi quelli di dire che è in corso un assalto alla democrazia liberale solo perché Fabio Fazio va a lavorare su un’altra rete televisiva. Le elezioni amministrative hanno invece il pregio di una certa concretezza, che è quello che al Pd adesso manca. Sarà che le aspettative nei confronti di Schlein sono tutt’ora molto alte. La segretaria del Pd in effetti si gioca molto a queste elezioni comunali. Continuo a pensare che il voto pisano sia più interessante e rappresentativo di altre città proprio alla luce di quello che significherebbe, per il Pd, soprattutto per il Pd di Elly Schlein, riconquistare la città governata dal centrodestra di Michele Conti.

Nel 2018 il centrodestra prendeva il 40 % nelle periferie di Pisa, conquistando quindi il voto di ex elettori di sinistra o centrosinistra. Quando andai lì, cinque anni fa, per parlare con gli elettori delusi dalla sinistra, mi colpirono le motivazioni. Trovai Simonetta, ex Lotta Continua, poi simpatizzante di Matteo Salvini, arrabbiata per la gestione dei migranti: "Sono troppi, a Pisa è pieno, fra un po’ si va via noi e vengono loro". Non so, adesso, chi abbia votato e che cosa pensi Simonetta. Ma era interessante allora e lo è ancora oggi. Perché i quasi dieci punti di distacco fra Conti e lo sfidante Paolo Martinelli, sostenuto da Pd e Cinque Stelle, sono significativi. Testimoniano la difficoltà del Pd. Sergio Cortopassi, sindaco socialista di Pisa tra il 1990 e il 1994, mi disse cose utili a capire il voto del 2018, valide ancora oggi. La Lega, mi spiegò l’ex sindaco, "a suo modo ha soddisfatto le richieste della gente, facendosi carico dei problemi di Pisa. A certe fasce popolari, se il pil aumenta dell’1,5 per cento non gliene frega niente perché non sentono niente. Al Cep ci sono pensionati minimi, qualcuno non ha neanche la pensione".

L’importante, disse ancora Cortopassi, "è come ti vede la gente. Se ti vede lontana, puoi anche essere nuovo ma non serve a niente. E il Pd era visto male e lontano, con una classe politica vecchia e distante dai problemi della gente. Quindi io capisco chi ha votato leghisti e Cinque stelle: Lega e M5s sono uguali alle persone che li hanno votati. La classe politica del Pd invece è una cosa esterna, per non dire estranea". Dopo il ballottaggi o capiremo se è cambiato qualcosa o se la classe dirigente del Pd è ancora percepita come estranea.

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