REDAZIONE PISTOIA

Quando il tifo è...Baraonda

I tifosi della curva

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Pistoia, 18 novembre 2015

Strani scherzi del destino, o se volete, quando il destino di mette di mezzo. Innamorati di Pistoia. Potremmo definirli così i ragazi della Baraonda Biancorossa. E non è un caso che il gruppo sia nato il 14 febbraio del 2009, proprio il giorno di San Valentino. «Il gruppo precedente si era sciolto – racconta Federico Leporatti – eravamo ultimi in classifica in Legadue e da poco Paolo Moretti era subentrato a Maurizio Lasi. C’era bisogno di sostenere la squadra e insieme a mio cugino Luca Leporatti, Matteo Gori, Francesco Abbri e Fabio Bisin abbiamo deciso di fondare il gruppo. L’idea era quella di creare un gruppo eterogeneo accogliendo diverse idee e modi di fare il tifo. Fin dall’inizio abbiamo voluto coinvolgere le persone di tutti i settori non solo quelli della curva per arrivare a creare l’ambiente che c’è adesso al PalaCarrara».

Un nuovo gruppo, un nuovo nome, un modo diverso di fare il tifo. «Cercavamo qualcosa che desse l’idea del senso di una confusione festosa – prosegue Leporatti – chiaramente in gergo pistoiese. Da qui il nome «Baraonda Biancorossa» una cosa nuova perché nuovo è ciò che volevamo creare». Gestire un gruppo, il tifo, organizzare coreografie, trasferte, striscioni, non è facile e, soprattutto, richede un grande impegno anche a livello economico. «Tutto quello che viene fatto è frutto di un autofinanziamento – afferma Leporatti – che arriva dalla vendita del materiale del gruppo, dalla cene, lotterie e altro. Allestire le coreografie, fare gli striscioni, le bandiere, comprare i tamburi i megafoni, richiedono un esborso economico a cui riusciamo a fare fronte grazie alle persone che ci danno una mano comprando le nostre sciarpe, magliette e altro».

Già, ma come nasce una coreografia o un coro? Vengono fatte delle prove prima della partita? «La coreografia – dice Leporatti – nasce in base all’importanza della partita o secondo l’avversario. Per alcune coreografie, come quella in occasione della prima partita al ritorno in serie A, vanno fatte le prove perché si tratta di cose complesse che devono funzionare alla perfezione, per le altre ormai l’esperienza ci permette di pensarle nella mente e realizzarle. I cori nacono spontanei o adattati da altre tifoserie, ma in tutti si cercano parole che abbiano un senso». «Sono contento di questo entusiasmo, ma va mantenuto anche quando non saremo più primi in classifica perché non dobbiamo illuderci, ma stare con i piedi per terra per non avere