Agricoltura, i posti vanno a ruba. "Ma serve manodopera preparata"

Decreto flussi: bene ieri il click-day per dare opportunità di lavoro agli extracomunitari nelle campagne. Secondo Coldiretti si tratta di un "utile supporto" soprattutto per aziende agrituristiche e allevamenti

Pistoia, 28 marzo 2023 - I posti disponibili al momento dell’apertura del cosiddetto ’click day’ di ieri che doveva regolare l’arrivo di oltre 82mila lavoratori extracomunitari nel nostro Paese si sono esauriti nel giro di pochissime ore. È quanto prevede il cosiddetto "Decreto flussi" che riguarda, in larga parte, il mondo dell’agricoltura e, di conseguenza, ha richiami forti anche sul nostro territorio. Anche se con un distinguo di non poco conto: per le lavorazioni che ci sono a queste latitudini, è necessaria una apposita e lunga formazione e non si può certo improvvisare.

"L’agricoltura pistoiese necessita di manodopera specializzata, ma è evidente che i lavoratori reperibili tramite il Decreto flussi possono essere un utile supporto alle attività aziendali – spiega Coldiretti Pistoia – nella fattispecie per aziende agrituristiche o allevamenti. Il numero di coloro che arriveranno, comunque, non sarà sufficiente a coprire la necessità di forza lavoro delle aziende agricole toscane". Per la Toscana, infatti, si parla di duemila arrivi a fronte di una domanda che si attesta a più del doppio per quanto riguarda la manodopera. Un problema di non poco conto per le aziende del territorio, costrette a veder rifiutati posti di lavoro anche ben retribuiti per la mancanza di braccia. "Per la mia attività cerco solo raccoglitori di frutti di bosco per il periodo estivo – sottolinea Fabio Bizzarri, imprenditore della nostra Montagna e titolare dell’azienda agricola ’Il Sottobosco’ ed iscritto a Coldiretti – non è un lavoro che si inventa, ma richiede anche una certa formazione: da un lato chi sta qui non lo vuol più fare perché non si vuole stare sotto l’acqua, il sole cocente e il caldo, dall’altra agli extracomunitari gli va comunque insegnato. In generale le mansioni dove c’è da mettersi in gioco riscuotono poco successo, molti preferiscono un posto al calduccio: avevo messo un annuncio per lavorare a dei macchinari e lì le richieste abbondavano". Il corto-circuito è talmente chiaro e semplice che si arriva al paradosso: i residenti, o comunque chi vive nella zona delle aziende agricole, non vuole andare nei campi e cerca altro; chi viene da fuori si adatta a qualsiasi lavoro, ma gli mancano le competenze e la formazione. "Fino a che si tratta della raccolta delle patate o dei pomodori non ci sono problemi – aggiunge Bizzarri –, ma alcuni lavori sono leggermente più complessi e si fa davvero fatica a trovare chi è disponibile". Tutto questo va inquadrato nei dati che, qualche mese fa, la stessa Coldiretti ha diffuso: l’agricoltura toscana, e anche pistoiese, dipende dalla manodopera straniera. Il ruolo dei lavoratori immigrati, 24mila in regione che corrisponde al 42% del totale, è diventato sempre di più indispensabile per la crescita del settore primario e per la produzione di molte delle eccellenze del Made in Tuscany, un dato che a Pistoia raggiunge il 48,9%, il dato più alto della Toscana, con circa 1.900 lavoratori coinvolti.

«L’agricoltura può dare risposte in termini occupazionali, però serve regolarità nel garantire un livello adeguato di manodopera stagionale insieme a regole certe per non ritrovarsi, ogni anno, a ridosso delle campagne agricole senza la forza lavoro necessaria per raccogliere i prodotti agricoli – conclude Coldiretti – per questo serve un Decreto flussi aggiuntivo, previsto peraltro dalla legge, ma è importante anche il nuovo sistema di prestazioni occasionali introdotto nella Manovra dal Governo e sostenuto dalla nostra associazione".