Viavai in centro, ma c’è anche la rabbia

Tanta gente nel weekend, tra mercato e negozi aperti. I ristoratori si lamentano: "Il coprifuoco ci penalizza e lavoriamo in base al meteo"

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Stavolta il meteo ci ha messo lo zampino. Due giorni di sole pieno, e una domenica di temperature quasi estive, hanno reso appetibile più che mai il centro storico della città. Le vie, fin dal sabato sera, si sono riempite di ragazzi, pronti ad anticipare l’ora dell’aperitivo (il coprifuoco impone di rientrare alle 22). Poi ieri mattina, è stata la volta delle famiglie che non si sono fatte sfuggire l’occasione per una passeggiata. Nessuna situazione critica, da far scattare multe, ma tanta gente si, tutti o quasi con la mascherina però.

La vera sorpresa è stata il mercato antiquario che ha trovato posto sin dalla mattina lungo la strada principale, dal Globo fino alla fine di via Curtatone. La manifestazione, che tradizionalmente si svolge nella Cattedrale Ex Breda (ora trasformata in centro vaccinale Hub per il Covid) si è trasferita all’aperto, nelle strade del centro. Nonostante i cartelloni pubblicitari, però, molti residenti ignoravano l’appuntamento. Motivo per cui, all’arrivo degli stand, erano diverse le auto in sosta, poi prontamente rimosse dai proprietari. Il mercato antiquario, lo ricordiamo, tornerà domenica 23, per tutto il giorno.

Così, con il viavai di gente, questo weekend si può dire che gli ingranaggi della macchina della ristorazione pistoiese hanno ripreso a girare. Ma, nonostante il sole, c’è stata qualche nuvola di malumore. Nelle scorse settimane, c’è stato un gran lavoro per allestire tavoli e gazebi, anche di legno, strutture per accogliere al meglio gli avventori, vista la misura che impone di mangiare all’aperto. Strutture che sono costate e non poco. Eppure sembra che lo sforzo non basti. Già, perché fra i pubblici esercenti del centro storico serpeggia ancora un certo scetticismo nei confronti delle misure adottate dal Governo per questa ripartenza. Misure che stanno confondendo le idee agli avventori, oltre che penalizzare i locali.

"In tanti ad esempio non hanno ancora capito che è vietato consumare al bancone - racconta Valerio Chesi del Caffè Michi in piazza Duomo - Questa disposizione, oltre che essere piuttosto illogica, ci costringe a un lavoro extra. Non solo, perché se comincia a piovere e a tirare vento, allora diventa un bel problema. Nel corso della passata settimana, nonostante i nostri tavoli siano riparati dagli ombrelloni, i clienti sono stati costretti a usare i propri ombrelli per finire di mangiare o di bere. Tutto ciò è assurdo". Sulla stessa falsariga la testimonianza di Claudia Ninahualpa del Baretto in Corso Antonio Gramsci.

"Purtroppo in certe condizioni ci rimettiamo sia noi che gli avventori, che vorrebbero accomodarsi all’interno. Sarà anche per questo che non avverto ancora una grande entusiasmo in giro: per far sì che si riprenda a lavorare bene, bisognerà pazientare ancora un po’ e dar modo alle persone di abituarsi a queste misure". Dubbi, incertezze, ma anche una buona dose di frustrazione negli esercenti. "Non riesco a capire come mai le strade siano poco controllate delle forze dell’ordine, mentre noi ristoratori subiamo pressioni con l’avvicinarsi del coprifuoco - afferma Simone Bani de La Nicchia sulla Sala in via del Lastrone – Dovrebbero essere maggiormente rigidi con chi si assembra, peraltro senza mascherina. Noi facciamo rispettare le regole, però abbiamo bisogno di lavorare in una situazione diversa. Non esiste che i locali debbano chiudere per cena già alle 22 o che non si possa accogliere i clienti ai tavoli interni. Speriamo quantomeno di restare in zona gialla e che tutti gli affollamenti per le vie non ci costringano a cambiare di nuovo colore".

Uno scenario che non si vuol nemmeno prendere in considerazione. "Sarebbe un dramma, visto che già adesso, stando aperti, andiamo in rimessa – dice Francesco Bugiani, titolare della Locanda del Capitano del Popolo in via di Stracceria – Per il resto, mi dispiace soprattutto non poter far sedere le persone dentro al mio splendido locale. Sarebbe tutta un’altra cosa. Lavorare solamente con i 35 posti in via Roma e sotto al battistero di San Giovanni è limitante".

Francesco Bocchini