Operazione Suk, condanne per cinquant’anni

Si è conclusa l’udienza preliminare sul vasto traffico di droga messo in piedi da gruppi di spacciatori magrebini e italiani

Oltre cinquant’anni di carcere la portata della sentenza pronunciata l’altro ieri dal giudice Luca Gaspari davanti al quale si è conclusa l’udienza preliminare cui è approdata la voluminosa indagine condotta dai carabinieri di Quarrata e che prese il nome di “Suk“. L’Arma, qui diretta dal sostituto procuratore Claudio Curreli, smantellò un traffico di droga, in particolare cocaina e hashish, in mano a gruppi di italiani e di marocchini, molti dei quali finirono in carcere, colpiti da ordinanze cautelari spiccate dal giudice per le indagini preliminari Patrizia Martucci. Sedici gli imputati che hanno scelto di affrontare il processo per rito abbreviato, che prevede la riduzione di un terzo della pena. Le condanne sono state tutte superiori ai cinque anni (6 anni e 8 mesi; 5 anni e 6 mesi; 5 anni e 4 mesi). Cinque gli imputati che hanno scelto di difendersi affrontando invece il processo ordinario. Pene minori per tre imputati che hanno scelto di collaborare con gli inquirenti e che hanno potuto patteggiare la pena a due anni e sei mesi. L’unico assolto è stato Mohamed Chakir, che era difeso dall’avvocato Leonardo Pugi del foro di Prato (foto piccola in alto), e per il quale il pm aveva chiesto una delle condanne più pesanti: 7 anni e sei mesi di reclusione.

Gli imputati sono stati ritenuti esponsabili, a vario titolo, di numerosi reati connessi alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e hashish, avvenuti nel periodo compreso tra gennaio 2016 e settembre 2018 nelle province di Pistoia, Prato e Firenze.

Le condanne rappresentano un’ampia conferma dell’impianto accusatorio fondato sulla complessa attività investigativa, che prese il nome di “Suk“ e che fu condotta dai militari della Stazione Carabinieri di Quarrata al comando del luogotenente Salvatore Maricchiolo. Le indagini richiesero due anni ininterrotti di accertamenti, di osservazione, pedinamenti e intercettazioni.

La certosina attività investigativa consentì di individuare più gruppi criminali dediti allo spaccio di droga. Gruppi composti per la maggior parte da cittadini nordafricani il cui raggio di azione era esteso nel territorio della Piana pistoiese e delle province vicine. Furono quasi cinquemila gli episodi di spaccio accertati dai militari dell’Arma che nel corso delle indagini hanno monitorato i movimenti di oltre trenta spacciatori.

"L’indagine – come spiegò il comandante provinciale di Pistoia, colonnello Gianni Fedeli – era partita da alcune segnalazioni, fatte dai cittadini, di movimenti sospetti nei parchi e nelle zone isolate di Quarrata". Il telefono era lo strumento principale per i contatti: gli spacciatori prendevano appuntamento e fissavano il prezzo della dose, in un linguaggio cifrato. Le parole cocaina o hashish non venivano mai pronunciate.