Meningite, il medico: "Malati anche se vaccinati: casi rari. Dipende dai pazienti"

L’infettivologo: "Mono e quadrivalente, stessa copertura dal ceppo C"

Un laboratorio di  analisi

Un laboratorio di analisi

Pistoia, 9 marzo 2017 - ERA STATO VACCINATO esattamente un anno fa, ma nel suo caso non è stato usato il vaccino quadrivalente. Perché, in ogni caso, la copertura non ha funzionato per il 41enne di Maresca ancora ricoverato all’ospedale San Jacopo? Proviamo a chiarire alcuni dubbi sull’epidemia di meningite, che da due anni ha colpito la nostra regione, con Massimo Di Pietro, responsabile dell’unità operativa di Degenze protette del San Jacopo.

Dottore perché, in alcuni casi, l’efficacia dei vaccini viene meno?

«Chiariamo subito che non dipende dal tipo di vaccino, ma dalla risposta del paziente. C’è una percentuale (molto bassa) di soggetti cosiddetti ‘non responder’, o che rispondono solo parzialmente alla copertura. Il vaccino, anche in questi casi, ha una funzione inibitoria, perché garantisce un andamento lieve della malattia. In generale, è bene far capire, però, che l’efficacia dei vaccini resta sempre altissima, e la prova è che ha protetto quasi del tutto le prime fasce di età, quelle che da anni vengono vaccinate obbligatoriamente».

C’è differenza di copertura dalla meningite tra il vaccino quadrivalente e quello monovalente?

«Il quadrivalente è consigliato sul lungo periodo, o se si pensa che la persona possa fare viaggi lontani e quindi venire a contatto con zone in cui sono diffusi altri ceppi. Basti riflettere su questi numeri. Nel biennio 2015-2016, in Toscana si è parlato di epidemia perché abbiamo registrato 61 casi, di cui 13 mortali, ma di questi solo uno ha riguardato il ceppo B. Considerando che il vaccino monovalente copre dal meningococco C, si può dire che la funzione dei due vaccini è equivalente sul nostro territorio».

Quanto conta fare il richiamo?

«Dai nove ai venti anni tutti i ragazzi devono essere vaccinati e devono fare una dose di richiamo quando la vaccinazione è avvenuta più di 5 anni prima. Lo schema classico sarebbe: una prima dose dai 13 ai 15 mesi, una seconda dai sei ai nove anni e infine a 13 anni. Ma l’età media dei casi registrati negli ultimi anni si colloca nella fascia dai 30 ai 35 anni. Quindi è bene pensare a un richiamo anche in età più avanzata».

Meningococco B e C: c’è una differenza di sintomatologia?

«In entrambi i casi i sintomi sono mal di testa forte, stato confusionale e febbre. Ma il meningococco C (quello più violento) può dare, oltre che la meningite, una forma settica fulminante, quindi presentarsi come una setticemia grave, prima che si emerga la meningite con rigidità nucale, mal di testa e febbre. La malattia da meningococco passa sempre da una fase nel sangue: poi può essere così acuta da essere prevalente la fase nel sangue, oppure può essere più lenta, in modo da dare al meningococco il tempo di andare al cervello, dove dà i classici sintomi che la rendono riconoscibile».