Caso Marino Marini, "Nessuna sensibilità, licenziamento strumentale"

Dopo le lettere inviate dalla Fondazione Marino Marini, sindacati al contrattacco. I due dipendenti: "Amareggiati dalla vicenda"

Porte sbarrate al museo Marini, parlano i due dipendenti licenziati (foto archivio Castell

Porte sbarrate al museo Marini, parlano i due dipendenti licenziati (foto archivio Castell

PIstoia, 22 gennaio 2020 - Sindacati sul piede di guerra e pronti al contrattacco, il licenziamento dei due dipendenti della Fondazione Marino Marini sarà contestato. A ricevere la lettera che solleva i due dipendenti del museo pistoiese da ogni incarico sono stati Ambra Tuci, responsabile degli eventi e del dipartimento educativo e Francesco Burchielli, responsabile degli archivi e della collezione.

"La Fondazione ritiene superflua e inutile la sua posizione lavorativa e quindi procede, suo malgrado, alla soppressione della stessa posizione dalla quale consegue il suo inevitabile licenziamento", questo quanto recita la comunicazione di licenziamento firmata dal presidente della Fondazione, nonché nipote di Marino Marini, Paolo Pedrazzini, giunta per posta venerdì 17 gennaio ai due ex dipendenti del museo. Un passo che l’organico del museo pistoiese, suo malgrado, si aspettava: "Ce lo aspettavamo – ha affermato Ambra Tuci, dipendente da 26 anni del museo Marini – quello che più dispiace è che insieme a me se ne vadano tanti progetti che hanno coinvolto la città e le scuole a cui ho lavorato una vita".

Un gesto quasi "vigliacco" quello di licenziare con una lettera a mezzo posta secondo Francesco Burchielli, dipendente del museo da 15 anni, che si dice "Amareggiato da tutta questa spiacevole vicenda". Per i sindacati siamo invece di fronte a un ricatto. "La Fondazione non ha mostrato alcun tipo di sensibilità nei confronti dei propri dipendenti. Per noi – hanno sottolineato Daniele Gioffredi di Cgil e Luisella Brotini di Filcams – si tratta di un licenziamento strumentale e ricattatorio".

Il motivo del licenziamento sarebbe da attribuire al vincolo imposto alle opere di Marini a Pistoia dalla Soprintendenza. Vincolo contro il quale la Fondazione Marini ha presentato ricorso al Tar ma a causa del quale non può trasferire le opere presenti a Pistoia in nessuna altra sede. Scopo della Fondazione sarebbe infatti quello di prendere piano possesso delle opere pistoiesi del compianto maestro per per poter dar vita a un progetto di valorizzazione e di poter disporre liberamente del lascito della moglie di Marino Marini. Nella lettera di licenziamento è stato appositamente aggiunto un post scrittum in cui è stato specificato che in caso di rimozione del vincolo dalle opere pistoiesi di Marino sarebbe presa seriamente in considerazione la reintegrazione nell’organico del museo dei due dipendenti appena licenziati.

La Fondazione procede dunque contro tutto e contro tutti pur di realizzare il suo progetto di valorizzazione delle opere di Marino Marini. Progetto che nessun dipendente del museo dichiara di aver mai visto o di sapere di cosa si tratti. Sono altri due i diretti dipendenti a Pistoia della Fondazione: la direttrice del museo Maria Teresa Tosi e una impiegata part time. Di cui i sindacati non ne escludono l’imminente licenziamento. E senza contare tutto l’indotto generato dai progetti realizzati dal museo in collaborazione con associazioni, cooperative ed educatori che a questo punto non esistono più.