Le elezioni si vincono con la credibilità

L'astensionismo e la mancanza di fiducia verso la classe politica minano la democrazia. La necessità di impegno e serietà emerge in vista delle prossime elezioni locali e regionali.

Valentina

Conte

L’astensionismo dilagante non rende merito a un popolo che parla a gran voce di diritti e invoca a voce ancor più alta la democrazia. Certo, diciamocelo: l’astensionismo non è sempre causato da indifferenza, inerzia, superficialità o menefreghismo: è spesso la conseguenza della rassegnazione, della mancanza di fiducia, dell’assenza di credibilità di una classe politica che talvolta non sa adeguarsi ai tempi, percepire le esigenze delle persone, dare risposte e concretizzarle. Non vogliamo parlare di malvagità, come faceva Socrate quando diceva che "la pena che i buoni devono scontare per l’indifferenza alla cosa pubblica è quella di essere governati da uomini malvagi", ma certo è una pena trovare fra i governanti chi non ha competenze, professionalità, senso civico, sensibilità, cultura, anche politica, anche internazionale, anche economica. Da qui al prossimo anno sono molti gli appuntamenti a cui gli elettori saranno chiamati: locali, regionali, europei. Anche nella nostra provincia molti comuni andranno al voto a giugno per il rinnovo dei sindaci e dei consigli comunali. E fra i candidati è già tutto un correre a cercare spazi e visibilità, ma proprio come per la vita, spazio e visibilità, consenso e successo si ottengono non con la forza o con l’arroganza: servono contenuti, serietà, progetti. Servono impegno, concretezza, affidabilità, coerenza, dialogo e confronto. Lo chiedono gli elettori, ne ha bisogno anche la stampa. A lei - a noi – il compito di registrare i fatti e l’autonomia per valutare le notizie nella loro oggettività, senza bisogno di lamentele o, peggio, di voci grosse nei confronti dei cronisti al lavoro. Finché avremo onestà intellettuale e autonomia resisteremo agli attacchi – perché purtroppo è accaduto – di chi pensa di avere il diritto di giudicare, magari pubblicamente e in luoghi istituzionali, il nostro lavoro in nome dello spazio sul giornale che si ritiene il diritto di avere. Perché se questo è il metodo con cui si pensa, poi, di amministrare le nostre piccole comunità locali allora sì che c’è da preoccuparsi.