Il ’Vocabolario pistoiese’ è un best seller

Quinta ristampa del volume che uscì per la prima volta nel 1984. Alberto Cipriani: "Ebbe subito un incredibile successo"

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La sua ascesa assomiglia a quella di un best seller. E "best seller" il "Vocabolario pistoiese" redatto da Lidia Gori e Stefania Lucarelli a cura della professoressa Gabriella Giacomelli lo è davvero, almeno nella piccola ma attivissima realtà della Società Pistoiese di Storia Patria che col 2020 saluta la quinta ristampa del volume uscito per la prima volta nel 1984. Un successo che si spiega certamente nella qualità del lavoro svolto e che affonda le radici nell’unicità del prodotto, testimonianza preziosa per chi della linguistica fa materia di studio. Il seme del dizionario viene gettato nel 1973 e le sue fondamenta sono tutte al femminile: l’impulso arriva da una tesi di laurea sul tema redatta da Laura Cappellini e supervisionata dalla docente Gabriella Giacomelli, cui seguirà la costituzione di un vero e proprio gruppo d’indagine di giovanissime – di cui fecero parte Giovanna Di Cocco, Stefania Lucarelli, Patrizia Belliti, Elisa Maffucci, Enrica Montagni ed Elisabetta Pacini –, che ebbe il compito di battere a tappeto il territorio in una vera e propria caccia al "pistoiesismo". La quantità del materiale raccolto fu enorme, tanto da costringere a una riflessione: quel "Vocabolario" avrebbe contenuto i soli termini in uso in città, sfoltendo così di netto il numero di parole qui contenute. La versione che oggi conosciamo, benedetta pure dall’Accademia della Crusca, fu poi condotta in porto grazie al professor Renato Risaliti che si fece vero e proprio motore dell’impresa, trovando sostegno finanziario per proseguire. "Questo – è il commento dello storico Alberto Cipriani, vicepresidente della Società di Storia Patria – è di gran lunga il nostro best seller. Ebbe da subito un successo incredibile ed è logico che sia così, perché qui si entra nella vita del pistoiese, ci si addentra in qualcosa, il linguaggio, di onnipresente, ‘ciucciato col latte della mamma’ diremmo. Il vocabolario è testimonianza di quanto sia nobile il nostro linguaggio, di quanto sia pura la lingua che ritroviamo nel pistoiese, ancor di più nella nostra montagna. Ne dà conferma un grande linguista, il Tommaseo, che riportando un dialogo con una pastorella del posto affermava quanto quel parlare pistoiese avesse tratti quasi danteschi.

"Nel ‘Vocabolario’ sono custodite cose sentite dalle nostre nonne: come la ‘baciatura del pane’: accade quando all’atto di infornare una delle due parti restava più bianca. E ancora sul pane: la ‘coppia di pani’ non sono due pani. I ‘gallonzoli’ delle rape, la parte a forma di palla; la cilinga, il moderno chewing gum. L’uso del verbo ‘volere’: ‘la castagna vole l’alido’, la castagna richiede il caldo, l’umido. ’Zubo’, ovvero zotico. E ‘zitto e buci’? Fa riferimento a un episodio accaduto nel Risorgimento pistoiese, durante la lunga occupazione da parte degli austriaci: un tizio, un certo Buci di Pistoia, era solito fare la spia e un giorno venne scoperto e fu punito ben bene a suon di botte. Come dire: non parlare o tu ne buschi".

linda meoni