"Addio Pistoia. In Cina lavoro stabile e tanta ospitalità"

Filippo e Benedetta: "La Cina ci ha cambiato la vita"

Filippo Toccafondi e la sua ragazza, Benedetta Felici

Filippo Toccafondi e la sua ragazza, Benedetta Felici

Pistoia, 13 settembre 2019 - Quasi mai la felicità si trova dietro l’angolo. Spesso richiede tempo, sacrifici e rinunce complicate. Ma soprattutto chilometri: va cercata, rincorsa, sudata. Lo sanno bene Filippo e Benedetta, giovani pistoiesi: la loro felicità – intesa come indipendenza, realizzazione personale e di coppia – l’hanno trovata in Cina, a oltre 9mila chilometri di distanza da casa. Esattamente a Hangzhou, nel distretto di Binjiang, a sud del fiume Qiantang. Lui, 30 anni, ha lasciato il ruolo da coach della Pallacanestro Agliana per insegnare basket alla High School di Hangzhou, uno degli istituti superiori più importanti della città. Lei, 31 anni, invece ha abbandonato il lavoro in una ditta tessile a Prato per diventare insegnante d’inglese e italiano ai bambini cinesi della scuola elementare. Il 24 agosto hanno riempito le valigie e ribaltato completamente le loro vite. A distanza di tre settimane eccoli lì: belli sistemati, un po’ stanchi ma appagati.

Come va l'ambientamento?

Molto bene. La vita qui gira a pieno ritmo. Ci siamo stabilizzati e tutto procede secondo i piani. All’inizio per noi era una grande sfida, con qualche incognita. Ma ora possiamo dire di aver centrato a pieno l’obiettivo».

Cosa vi ha spinto a trasferirvi?

«La possibilità di fare delle nostre passioni, ciascuno nel suo ambito, un lavoro a tempo pieno. In Cina abbiamo trovato delle prospettive professionali che a Pistoia purtroppo non avevamo».

Prospettive di che tipo?

Filippo: «A Pistoia facevo due lavori, ma qui in Cina ho avuto la possibilità di dedicarmi a tempo pieno a quello che amo: il basket. Non è facile fare della propria passione un lavoro stabile e a tempo pieno. Mi ritengo fortunato».

Benedetta: «Le mie passioni sono sempre state le lingue e l’insegnamento. Lavorare al di fuori dell’ambito per cui ho sempre studiato un po’ mi pesava, adesso mi sento davvero realizzata».

Cosa si prova a vivere da ‘immigrati’ al contrario?

E’ capitato che qualcuno ci fissasse perché vedeva una faccia diversa rispetto alle sue abitudini, specie tra gli anziani o i bambini. Ma in realtà nessuno ci ha mai fatto sentire come gli stranieri che vengono da lontano, anzi. Le persone qui sono sempre disponibili e ci aiutano se abbiamo difficoltà con la lingua. Addirittura si alzano per lasciarci il posto a sedere sull’autobus».

Cosa vi ha colpito di più della Cina?

Eravamo abituati a una realtà piccola come Pistoia, qua invece è tutto enorme, non solo per gli otto milioni di abitanti. La cosa impressionante è che la città è in continuo sviluppo, le infrastrutture sono all’avanguardia ed efficientissime. In modo particolare le scuole, rispetto a Pistoia sembra di stare nel futuro. Praticamente in Cina carta e penna è come se non esistessero più, i metodi di insegnamento sono sempre più improntati alle nuove tecnologie.

E con la lingua come fate?

Per ora resta l’ostacolo maggiore, anche perché in pochi parlano inglese. Per la lettura e i dialoghi il più delle volte ci dobbiamo affidare ai vari traduttori sullo smartphone, ma non sempre funzionano. Per noi il cinese resta ancora una montagna da scalare ma ci stiamo attrezzando per imparare».

Si dice che il governo cinese operi un controllo massiccio dei messaggi e delle informazioni che vengono scambiate sui social. Avete mai avuto questa impressione?

Per adesso nessuna esperienza diretta. Ma ci hanno riferito che alcuni contenuti vengono bannati ed esistono dei limiti precisi di connessione verso siti e applicazioni non cinesi. Per ora, però, abbiamo notato solo una gran disciplina da parte della popolazione. L’impronta governativa sicuramente è un fattore che incide sulla società».

Quale la soddisfazione più grande da quando siete in Cina?

Filippo: «Essere riuscito a stabilizzarmi in un contesto tutto nuovo, a novemila chilometri da casa, con un appartamento tutto nostro e un contratto di lavoro stabile».

Benedetta: «Vedere ripagate tutte le ore passate sui libri, con un lavoro che valorizzi i miei studi. E scoprire che le nuove generazioni cinesi vogliono imparare l’inglese e l’italiano. Mi si è aperto un mondo tutto nuovo, che non credevo nemmeno potesse esistere».

Alessandro Pistolesi