L’ufficialità ancora non c’è, ma la frattura pare insanabile. Il Pisa resta privo del suo allenatore. A questo punto pare inutile rimuginare sul passato, seppur straordinario, e dare occhio al futuro. Cosa lascia Inzaghi? Una rosa di calciatori assolutamente rivitalizzati, con uno stato atletico invidiabile: il gruppo (Piccinini su tutti) ha iniziato a correre alla prima giornata e ha smesso di farlo all’ultimo minuto della partita contro la Cremonese. Non resta che trovare un nuovo leader. L’allenatore che sarà (sondaggi in corso) troverà una squadra abituata a giocare con la difesa a tre, poco propensa al palleggio. Questo, d’altronde, il diktat imposto da Filippo Inzaghi: verticalità e contropiede. Lo abbiamo ripetuto più e più volte.
L’impostazione dal basso non è nel DNA di questa squadra. Semper è un portiere vecchio stampo: in porta serve sapere usare i guanti, non i piedi. Transizione dalla fase difensiva alla fase offensiva. Questo il punto di forza del Pisa. Poco palleggio, nonostante in rosa vi sia anche la possibilità di farlo. Aquilani puntò di impostare il gioco sul possesso palla, senza risultati. Il ruolo di Solbakken però potrebbe permettere anche di cambiare il paradigma, magari anche con l’inserimento di altri nuovi arrivi.
Due rientri importanti, questo troverà il nuovo allenatore, quelli degli infortuni di Esteves e Leris. Marin (in foto) è un calciatore ormai dallo status internazionale, forte della titolarità con la Romania. Interdizione, corsa ma anche metodo. In attacco è terreno fertile per i tecnici propensi ad appoggiarsi sul centravanti: Lind è molto abile, anche nel girarsi e andare in progressione. Un’identità forte, una rosa che questo abito gli sta meglio addosso, con il baricentro basso e campo alle spalle per attaccare, ma che necessità novità tattiche in un campionato che sarà giocato per ottenere la salvezza.
Lorenzo Vero
Continua a leggere tutte le notizie di sport su