Knaster vs Berlusconi: premesse da serie A

Entrambe le società hanno progetti ambiziosi e vorrebbero conquistare la promozione per poi restare nell’Olimpo del calcio

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di Francesco Paletti

Knaster contro Berlusconi. Il finanziere anglo-americano contro il Cavaliere. Pisa e Monza è anche questo, la sfida fra due delle proprietà più economicamente robuste, non solo della serie B, ma probabilmente dell’intero panorama italiano. Comunque vada nella doppia finale che assegnerà terza promozione nel massimo campionato, dopo quelle di Lecce e Cremonese, la serie A, il prossimo campionato, avrà a nastri di partenza un club che, almeno nelle intenzioni, si candida a sostare a lungo nell’Olimpo del calcio nazionale. Non importa se in Brianza la massima serie era qualcosa di neppure lontanamente immaginabile prima dell’acquisto del club da parte di Berlusconi e dell’arrivo dietro la scrivania di Adriano Galliani.

E se all’ombra della Torre quell’obiettivo che, manca ormai dalla straordinaria epopea Anconetani lontana ormai più di trent’anni, senza Knaster sarebbe destinato a rimanere per un po’ nel cassetto, nonostante l’ottima gestione della famiglia Corrado. Qualunque sia la squadra che riuscirà a imporsi, è molto probabile che nella doppia finale di giovedì e domenica, la serie A abbraccerà una squadra che sarà a lungo protagonista nel massimo campionato. O almeno questa è chiaramente l’intenzione dei due patron, così diversi per gestione ed esposizione mediatica, uniti dalla volontà di piazzare stabilmente i due club ai vertici del calcio italiano.

Obiettivi comuni, per progetti imprenditoriali e sportivi che più diversi non potrebbero essere. Il Monza è la corazzata del "tutto e subito", quella che, invero, è già in ritardo sul tabellino di marcia di Berlusconi e Galliani, secondo cui la serie A, sarebbe dovuta arrivare già nel campionato scorso, nel quale, invece, i brianzoli uscirono in semifinale play-off. Due campagne acquisti faraoniche, che due estati fa videro approdare i biancorossi addirittura fuoriclasse assoluti (sia pure un po’ arrugginiti) come Boateng e Balotelli e quest’anno comunque elementi del calibro di Ramirez, Favilli, Mancuso, Valoti e del grande ex Mazzitelli, non sono bastati. Almeno per il momento.

Per riuscirvi c’è da fare con il Pisa, club che, invece, ha puntato tutto sulla programmazione, lo scouting e la crescita e l’affermazione dei giovani talenti. Torregrossa, Puscas e Benali sono arrivati a gennaio per compiere il definitivo salto di qualità. Ma, almeno per ora, l’investimento più importante della sua storia recente, il club nerazzurro, lo ha fatto per Lucca, un giovane di appena 20 anni, strappato alla concorrenza di mezza serie A e blindato con un contratto quinquennale. Diversa è anche la strategia mediatica dei due patron: istrionica e scoppiettante, quella del Cavaliere, decisamente low profile quella finanziere anglo-americano che, infatti, almeno ufficialmente, non ha ancora fatto sapere se sarà o meno presente in tribuna per le due finali. Non è una posa e neppure vezzo. Semmai è fiducia totale in chi, finora, ha gestito il club. Risultati alla mano, difficile dargli torto.