'Il nome della rosa' diventa un'opera lirica per la Scala

Debutterà il 27 aprile 2025, il lavoro è stato commissionato al compositore pisano Francesco Filidei

Una scena del film 'Il nome della Rosa'

Una scena del film 'Il nome della Rosa'

Firenze, 19 maggio 2023 - 'Il nome della rosa' diventa un'opera lirica e c'è già la data del debutto: andrà in scena il 27 aprile 2025. La commissione arriva dal Teatro alla Scala di Milano, dove appunto debutterà, che insieme all'Opéra National de Paris ha incaricato il compositore Francesco Filidei di scrivere un'opera lirica sul celebre romanzo di Umberto Eco.

Il maestro Filidei, 50enne pisano, si è diplomato al Conservatorio di Firenze e al Conservatorio Nazionale Superiore di Parigi, ed è molto considerato in Francia. Il teatro, insieme all'Opéra di Parigi e al Carlo Felice di Genova e con il sostegno della Siae, ha commissionato il lavoro al compositore pisano, mentre la regia è stata affidata a Damiano Michieletto e la direzione a Ingo Metzmacher, maestro di fama internazionale specialista nel repertorio contemporaneo.

"Questa - ha spiegato alla presentazione il sovrintendente milanese Dominique Meyer - è un'opera importantissima. Non vogliamo solo fare una bella serata ma un evento". È nata nel periodo del covid l'idea di commissionare una nuova opera a un compositore italiano che alla Scala non era ancora stato presentato. La scelta è ben presto caduta su Filidei, che a cinquant'anni ha al suo attivo ha già altre due opere liriche. Ed è stato Filidei, durante il secondo incontro, a proporre un lavoro sul Nome della rosa.

"Abbiamo iniziato con il coordinatore artistico André Comploi nell'estate 2020. Questo è un progetto di tre anni fa che arriverà a maturazione nel 2025, oltre il mio mandato" ha sottolineato Meyer. "L'impresa - ha spiegato Filidei, a cui sarà dedicata l'edizione 2025 del festival Milano Musica - è mastodontica" con cori importanti, un alternanza di recitativi ed arie e una struttura della composizione che ricorda quella dei petali di una rosa. "Ringrazio la famiglia Eco e La nave di Teseo - ha aggiunto - che mi hanno seguito e aiutato". La prima assoluta, con la direzione di Ingo Metzmacher, la regia di Damiano Michieletto e Kate Lindsay e Lucas Meachem nelle parti di Adso da Melk e Guglielmo da Baskerville, è prevista al Piermarini e lo spettacolo sarà coprodotto dalla Scala con l'Opéra e con il Teatro Carlo Felice di Genova.

'Il nome della rosa', la cui partitura sarà pubblicata da Casa Ricordi, è la terza opera di Filidei dopo 'Giordano Bruno' - su libretto italiano di Stefano Busellato (Oporto, Casa da Musica, Teatro Valli di Reggio Emilia 2015, presentato al Piccolo Teatro di Milano nel corso del Festival Milano Musica dello stesso anno) - e 'L'inondation', su libretto francese di Joel Pommerat (Parigi, Opéra Comique 2019).

Questa volta lo stesso Filidei - impegnato sul libretto con Stefano Busellato e Pierre Senges oltre che con i drammaturghi Hannah Dubgen e Carlo Pernigotti - lavora su due versioni, italiana e francese, per le prime a Milano e Parigi. Il progetto è stato presentato oggi nel Ridotto dei Palchi del Teatro alla Scala, nei giorni in cui si svolge a Milano la 32esima edizione del Festival Milano Musica, ed è stata l'occasione per anticipare che il programma del Festival 2025 tornerà ad avere carattere monografico e sarà dedicato proprio a Francesco Filidei.

'Il nome della rosa' è il secondo progetto realizzato dal Teatro alla Scala in collaborazione con Siae - Società Italiana Autori ed Editori nell'ambito del Concorso per compositori, librettisti e coreografi iscritti alla Siae. La prima edizione, riservata alla danza, aveva sostenuto la creazione di 'Madina', coreografia di Mauro Bigonzetti e musica di Fabio Vacchi, andata in scena nel 2021. Per impostare il lavoro compositivo, tuttora in corso, Francesco Filidei , si è chiesto innanzitutto quale sarebbe stato il percorso narrativo di Eco se fosse stato un musicista invece che uno scrittore. Per rispondere è necessario analizzare la struttura narrativa del romanzo per tradurla in drammaturgia musicale. Un nodo centrale è la relazione che il testo intrattiene con il romanzo popolare ottocentesco, soprattutto francese ('Il conte di Montecristo', 'I misteri di Parigi', ecc.), ma anche con l'opera popolare ottocentesca, soprattutto italiana ('Don Carlos', 'Il trovatore').

Eco stesso, spiega Filidei, indica la strada da seguire quando nelle Postille al 'Nome della rosa' parla di ''un libro che assumeva una struttura da melodramma buffo, con lunghi recitativi, e ampie Arie''.

Inoltre Eco racconta in diverse interviste che un'ispirazione per la sua scrittura è venuta dal lavoro di collazione di materiali differenti realizzato da Mahler nelle sue sinfonie (e in questo senso non si può non ricordare la sua amicizia con Berio e il Terzo Movimento di Sinfonia, gravitante intorno allo Scherzo della Seconda di Mahler).

Filidei sviluppa quindi il suo discorso musicale come una struttura portante di tipo sinfonico su cui si innesta una successione di arie e recitativi, quasi forme chiuse, il cui materiale è derivato principalmente dalla variazione di melodie gregoriane. È la dimensione del sacro a giustificare il passaggio dalla parola al canto. Drammaturgicamente l'opera, che avrà la struttura di un autentico grand-opéra con oltre una quindicina di personaggi, sfrutterà la struttura del romanzo, in cui i fatti sono sempre presentati ''de relato'', per dare a ciascuno un'aria. Le riflessioni teologiche e filosofiche inserite da Eco nel libro e difficili da tradurre in linguaggio teatrale saranno riflesse nella costruzione formale di alcune sezioni del lavoro, attraverso madrigalismi e strutture leitmotiviche associate alle varie tematiche proposte. Filidei condivide la passione di Eco per la materia linguistica, si tratti di parole o di note, e il gusto per la struttura e la simmetria. 'Il nome della rosa' è diviso in sette giornate, tre delle quali andranno a formare il primo atto e quattro (l'ultima è una chiusa di breve durata) il secondo.

I due atti hanno forma simmetrica e le scene sono costruite ciascuna su una nota: do, do diesis, re bemolle, re… e poi specularmente fino a tornare al do. Ne consegue un'architettura formale rigorosa, ma anche la rappresentazione grafica di un labirinto, o dell'abbraccio dei petali: un'opera in forma di rosa.  

Maurizio Costanzo