REDAZIONE PISA

Sinistra italiana, no all’acqua nella multiutility. San Giuliano d’accordo

Il dibattito sulla gestione dell'acqua in Toscana si intensifica: sindaci e politici si schierano per una gestione pubblica e contro l'ingresso di Acque nella multiutility regionale.

Operai al lavoro sulle tubazioni

Operai al lavoro sulle tubazioni

"Negli ultimi mesi, il dibattito sui servizi pubblici locali ha assunto un’importanza cruciale per il futuro della nostra provincia e dell’intera Toscana. E’ fondamentale che chi ci rappresenta nelle istituzioni esprima posizioni chiare sulla gestione dell’acqua. Noi siamo contrari all’ingresso di Acque nella multiutility regionale". Parola di Anna Piu, segretaria provinciale di Sinistra italiana, che è preoccupata "per la decisione della maggioranza dei sindaci dell’area fiorentina e di Prato di includere la gestione del servizio idrico integrato nella multiutility toscana, bocciando gli indirizzi proposti dal sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, in cui si chiedeva l’accantonamento definitivo della quotazione in borsa: è fondamentale ribadire il rispetto della volontà popolare emersa dal referendum del 2011, che ha evidenziato il desiderio di ripubblicizzazione dell’acqua e quindi riteniamo che il servizio idrico debba rimanere al di fuori del perimetro della multiutility e che sia essenziale promuovere una gestione interamente pubblica, attraverso affidamento in house del servizio, come sostenuto da numerosi sindaci della nostra provincia".

A fare da sponda alla segretaria di Si, arriva il sindaco dem di San Giuliano Terme, Matteo Cecchelli, anche lui contrario "alla decisione dei sindaci soci di Alia: la scelta di integrare Acque nella multiutility toscana rappresenta un passo in direzione opposta rispetto al principio fondamentale che l’acqua debba rimanere un bene pubblico, non soggetto alle logiche di profitto" e definisce "estremamente rischioso trasformare un bene essenziale e di primaria importanza come l’acqua in una merce subordinata agli interessi economici". Per questo, secondo Cecchelli, "i proventi derivanti dalla bollettazione devono essere reinvestiti per migliorare e rinnovare le infrastrutture o per calmierare i costi del servizio, garantendo così un accesso sostenibile e di qualità per tutti i cittadini: non devono in alcun modo finire nelle tasche dei privati perché privatizzare l’acqua significa allontanarsi dai nostri doveri verso la comunità e tradire un principio di giustizia sociale". E Piu conclude: "Le priorità per il servizio idrico in Toscana devono essere chiare: migliorare la qualità dell’acqua, ridurre le perdite e gli sprechi, potenziare le infrastrutture e sensibilizzare i cittadini sull’uso consapevole dell’acqua, specialmente in un contesto di cambiamenti climatici e siccità".