"Natale addio". Ristoratori senza ossigeno

Il clima di incertezza sui divieti, l’impossibilità di programmare e il rebus dei rimborsi. La categoria ormai è allo stremo e chiede aiuto

La sensazione più diffusa, per i ristoratori pisani, è di trovarsi al centro di una commedia all’italiana, forse anche un po’ improvvisata. L’ennesimo cambio di colore previsto per le feste impedirà ai ristoranti di aprire. E così il periodo che doveva consentire alle attività di risollevarsi dopo un anno nero, finisce inevitabilmente al centro delle polemiche. "Questo clima di incertezza e confusione, caratterizzato da comunicazioni sbagliate, anticipazioni che non trovano conferme immediate, rende tutto più difficile" fa notare Daniela Petraglia, titolare de La Pergoletta e presidente di Confristoranti. "Le prenotazioni erano state riaperte, ed erano già numerose – continua Petraglia –, perché il desiderio di andare al ristorante dopo tanto tempo c’è. A questo punto torneremo a lavorare con l’asporto per i giorni in cui saremo in zona rossa, ma non mi aspetto che tutti quelli che avevano già fissato un tavolo ripieghino sulla possibilità di consumare i prodotti della nostra cucina a casa". "Perché – sottolinea Petraglia – andare al ristorante è un altro tipo di esperienza: non si tratta soltanto di servire un pasto. Per questo motivo nei giorni in cui dovremmo essere ‘gialli’ rimarremo aperti, anche per dare un segnale".

E’ recente la notizia dei nuovi fondi che il presidente della Regione Giani dovrebbe destinare a bar e ristoranti: le attività che hanno accusato una perdita di fatturato superiore al 50% tra gennaio e novembre dovrebbero ricevere 2.500 euro. "Speriamo che l’accesso non venga reso complicato: ma mi sembra di capire che l’intenzione sia quella di fare un altro click day. Una modalità di erogazione dei fondi che è palesemente una presa in giro: la nostra categoria non ha bisogno di lotterie, vogliamo solo certezze" conclude Petraglia.

Capita, con i passaggi di colore improvvisi, di non sapere nemmeno cosa dire ai clienti che telefonano per conoscere il loro destino. "E’ una situazione che ci imbarazza. L’unica possibilità è proporre a chi aveva già prenotato di passare all’asporto: per il pranzo di Natale erano previsti venti coperti, avevo già avvertito tutto il personale e preparato un menù di pesce" racconta Federico Benacquista, titolare di Anita Osteria e responsabile Confesercenti per il centro storico. "Per i giorni ‘gialli’, da domenica a mercoledì, non apriremo: rimettere in moto tutto per un periodo così breve, con solo un festivo a disposizione, non ha senso".

Rabbia e delusione emergono dalle parole di Carla Olivieri, titolare di Gino a Marina di Pisa. "Sembra che la nostra categoria sia destinata a non essere considerata in maniera degna dal governo. Siamo rassegnati: la chiusura per le festività è davvero una mazzata, anche per tutti i nostri clienti che non vedevano l’ora di pranzare al ristorante in un contesto di totale sicurezza. Sarebbe meglio se ci dicessero di rimanere chiusi, a patto di ricevere i sussidi adeguati: l’asporto è una modalità di lavoro che consente un guadagno davvero minimo". Amaro infine il commento di Sandro Antonelli, titolare di Poldino: "L’unico modo per salvare le nostre attività è il ritorno il prima possibile alla vita ante-Covid".

Iacopo Catarsi