
Il momento della consegna dei riconoscimenti (Foto Del Punta per Valtrian)
Si è svolta ieri, nella sala consiliare "Rino Logli" di Calci, la cerimonia di conferimento della Cittadinanza Onoraria alla memoria dei partigiani della Brigata "Nevidio Casarosa", in occasione degli 80 anni dalla Liberazione del Comune dal nazifascismo. Il riconoscimento, deliberato dal Consiglio Comunale con la decisione il 28 novembre scorso, è stato simbolicamente consegnato all’Anpi - Sezione "Piero Elter" di Calci.
All’evento hanno partecipato anche alcuni familiari dei partigiani commemorati, tra cui i discendenti di Luigi Vezzosi, Marino Caroti, Tito Simonetti, Fosco Dinucci e Giorgio Pardini. A ciascuna famiglia è stata consegnata una targa, in ricordo del sacrificio e del contributo fondamentale offerto da questi uomini alla lotta di Liberazione. "Questo è un passaggio fondamentale per la nostra comunità – ha detto il sindaco Massimiliano Ghimenti -. Non serve ricordare in dettaglio cosa hanno fatto i partigiani per darci la libertà. Oggi celebriamo non solo il loro coraggio, ma anche il valore di una memoria che deve essere trasmessa alle generazioni future. Gli 80 anni dalla Liberazione di Calci sono un’occasione per ribadire la nostra riconoscenza e per incidere i loro nomi nella storia del nostro Comune. Con questa cittadinanza onoraria, il nostro registro civico accoglie i loro nomi, che resteranno per sempre scolpiti".
Bruno Possenti, presidente provinciale dell’Anpi, ritirando la targa consegnara dal primo cittadino ha ricordato il sacrificio di Luigi Vezzosi, uno dei protagonisti della brigata: "Vezzosi fu perseguitato durante il Ventennio fascista e condannato a decenni di carcere. La sua figura rappresenta un esempio di resistenza e dedizione alla libertà. Questo riconoscimento è anche un tributo al suo impegno e a quello di tutti i partigiani della ‘Nevidio Casarosa’. In un momento in cui la nostra Costituzione è sotto attacco, è fondamentale riaffermare i valori per cui questi uomini hanno combattuto", ha concluso Possenti.
Tanta commozione anche da parte di alcuni dei familiari presenti. "Mio padre – ha detto Paolo Pardini, figlio del partigiano Giorgio Pardini -, non raccontava molto di quel periodo, ma sappiamo che fu ferito gravemente il 29 luglio 1944 durante l’assalto a una caserma. Parlava poco, forse per il dolore di quei ricordi, ma oggi essere qui per lui è un onore indescrivibile. Non so perché si fosse chiuso in se stesso, ma con il senno di poi provo un grande dispiacere a non avergli chiesto di più sulla sua storia".