
Biba Giachetti che ha la curatela della mostra agli Arsenali repubblicani e che ha lavorato col grande fotografo di origini russe per 27 anni
"E’ solo grazie a Mussolini se sono diventato americano". Questa è l’ironia a parole, del fotografo Elliott Erwitt costretto con la famiglia a lasciare Milano a causa delle leggi razziali. E la stessa ironia la mette nei suoi scatti che si tratti di cani antropomorfi che di innamorati sotto la Torre Eiffel con gli ombrelli stracciati dal vento beffardo. Gli Arsenali repubblicani regalano ai pisani e non solo, la mostra "Elliott Erwitt. Icons" a partire dal 26 dicembre e fino al 4 maggio.
La mostra è organizzata da Artika e ha la curatela di Biba Giachetti che ha lavorato col grande fotografo di origini russe per 27 anni. La mostra è l’unica in Toscana ed espone 80 fotografie "iconiche" del grande maestro. Gli scatti sono stati selezionati da Erwitt assieme alla curatrice della mostra e Pisa celebra così la morte del fotografo ad un anno dalla sua scomparsa. Le 80 fotografie iconiche catturano con profondità e leggerezza la storia, il costume e l’ironia del Novecento. Le immagini, selezionate dallo stesso Erwitt insieme alla curatrice, offrono uno spaccato unico della sua lunga carriera, rivelando la visione surreale, romantica e giocosa che ha reso inconfondibile il suo stile.
I visitatori potranno ammirare momenti storici e ritratti celebri, come: il confronto tra Nixon e Kruscev, la commovente immagine di Jackie Kennedy al funerale di John F. Kennedy, l’iconico incontro di boxe tra Muhammad Alì e Joe Frazier, i ritratti di Marilyn Monroe, Che Guevara e Marlene Dietrich. L’assessore alla cultura Filippo Bedini aggiunge: "per il secondo anno consegutivo gli Arsenali ospitano una mostra fotografica dal grande richiamo nazionale ed internazionale. L’anno scorso la mostra di McCurry fece migliaia di visitatori".
Tutte le opere di Erwitt posseggono due caratteristiche fondamentali: l’eloquenza e l’umorismo. Ogni suo scatto ha il grande potere di comunicare in modo efficace a chiunque abbia la fortuna di osservarlo dal vivo, senza rinunciare ad un po’ di umorismo empatico. Le sue fotografie in bianco e nero raccontano la sua visione del mondo. Il contesto esterno e i paesaggi hanno poco interesse per Erwitt, profondamente focalizzato sulla vita delle persone e degli animali. Il soggetto che Erwitt ha sempre voluto ritrarre è l’emozione. Giachetti ricorda: "Erwitt si nascondeva tra il pubblico durante le sue mostre. Voleva vedere le emozioni dei visitatori e notò che spesso costoro tornavano per la seconda volta sulla stessa foto: le sue foto infatti si prestano a più letture, la prima è la più immeditata e sta nella semplicità del soggetto ma poi ci sono altri livelli di lettura". Ulteriori info su: www.artika.it.
Carlo Venturini