Tassare gli extraprofitti. Sì da chi non ti aspetti

Da Conte, rivoluzionario in pochette, è legittimo aspettarsi di tutto, ma da altri attori politici, forse, uno se lo aspetterebbe meno

Pecore elettriche
Pecore elettriche

Firenze, 20 agosto 2023 - Tassare le banche è molto popolare, non fa perdere voti, anzi, e mette insieme destra e sinistra. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni rivendica da giorni l’iniziativa della tassa sugli extraprofitti agli istituti di credito, sulla quale il capo del M5s Beppe Conte ha persino delle lezioni da dare: "Hanno seguito una nostra ricetta, scrivendola con ritardo e in modo raffazzonato", ha detto al Corriere : "Non porterà introiti significativi e andrebbe estesa anche ai settori bellico, farmaceutico e assicurativo. Meloni ne parli con Crosetto e potrà verificare che l’industria bellica in Europa ha segnato un più 23% in Borsa da inizio anno". Stupendo. È vero, gli introiti previsti derivanti dalla nuova tassa - che è stata criticata dalla Bce, pronta a mandarci una accigliata lettera di censura - sono stati dimezzati da quando è stata annunciata e ora si parla di due miliardi, ma il punto non è questo. Adesso che è stato spalancato il portone del "prendi gli utili e scappa", vari teorici del Pasto Gratis per Tutti dicono che la tassa alle banche non è sufficiente e che ci sono tanti altri settori da colpire. L’industria bellica, per dirla con Conte, ha segnato un più 23 per cento in Borsa. Ma la domanda è: ok, e allora? È un delitto fare soldi? Il 23 per cento, numero messo lì senza contesto, è una cifra spropositata?

Sono pittoresche le parole del senatore leghista Massimo Garavaglia, presidente della commissione finanze, per il quale le banche "oggi stanno facendo molti utili", ma non bisogna esagerare: "Nel primo semestre le banche hanno fatto 21 miliardi di profitti. Altrettanti se ne profilano nel secondo semestre. Va bene, ma fino a un certo punto". Molto bene, dunque: chi è che stabilisce qual è questo "certo punto"? Garavaglia? Il ministro dell’Economia di turno? Il ministro Adolfo URSS (copyright di Luciano Capone) sul caro benzina ha attaccato i "margini eccessivi dei raffinatori", Maurizio Gasparri gli "extraprofitti dei giganti del web".

C’è sempre insomma un extraprofitto da colpire, solo che non è chiaro quando il profitto è "lecito" e quando diventa un’esagerazione. Se è lo Stato a stabilire che cosa è consentito e che cosa non lo è, allora mi pare che anche la nostra destra con pericolose tendenze socialisteggianti abbia qualche problema d’identità.

Lo ha ben spiegato l’economista Veronica De Romanis al podcast delle Pecore elettriche nei giorni scorsi: "Il governo dice che la Bce crea un problema alle famiglie che hanno mutui a tassi variabili e quindi ha bisogno di risorse per compensare le perdite e, eventualmente, anche per tagliare il cuneo fiscale. Ma chi ha scelto un mutuo a tasso variabile lo ha fatto consapevolmente. Ha fatto una scelta che è stata vincente, perché per molti anni ha pagato tassi molto bassi rispetto a chi ha sottoscritto un tasso fisso. Ora le cose sono cambiate e il governo vuole compensare chi sta avendo delle perdite, ma, attenzione: allora avrebbe dovuto compensare chi ci perdeva con i mutui a tasso fisso. È un punto pericoloso: c’è un governo che si accolla un rischio preso da altri e ne spalma il costo su tutti. Una misura paradossale, che non ci saremmo aspettati da questo governo". Avanti con il prossimo conto da far pagare a tutti.

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