
Firenze, 12 novembre 2023 – A questo Pd sembra bastare davvero poco per sbandare. Basta il fantasma che si aggira per i circoli del progressismo italiano, Beppe Conte, l’ex presidente del Consiglio che è sopravvissuto a sé stesso, alle elezioni politiche, alla transizione ecologica dentro il M5S e adesso sta persino sopravvivendo all’opposizione.
Si candida a fare il nuovo Romano Prodi - il Pd perdonerà la bestemmia politica - e a diventare il capo dei progressisti italiani, non più soltanto il punto fortissimo di riferimento eccetera eccetera.
Un dirigente politico del centrosinistra, o sinistra-centro, si potrebbe preoccupare assai per il continuo incalzare di Conte, che ormai distribuisce patenti di legittimità politica, spiega al Pd come si fa la sinistra, dice che il campo largo va bene purché sia fatto sui contenuti e non solo sulle mere alchimie elettorali. Insomma: rischia di essere lui il “perno” della sinistra italiana (espressione che piace tanto ai vertici dei Democratici), non più il Pd. Ed è pure magnanimo, il Conte Beppe.
Ieri è andato in piazza con il Pd alla manifestazione organizzata dalla segretaria Elly Schlein. Per ricambiare le affettuosità precedenti, ha spiegato il capo del M5S, proiettato verso le elezioni europee, dove la contesa con il Pd rischia di procurare non pochi danni alla segreteria Schlein.
Che cosa potrebbe mai accadere se il M5S superasse il Pd, ancorché di poco? Gli oppositori di Schlein, fin qui poco loquaci, potrebbero riacquistare la voce. Non tanto Stefano Bonaccini, che sembra privilegiare un atteggiamento interlocutorio con la segreteria nazionale del Pd, quanto gli altri, che in giro per l’Italia danno qualche segno di insofferenza.
Sembra essere il caso di persone come Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale della Toscana, possibile candidato alle elezioni Europee nel 2024. "Smettiamo di pensare che per far contento chi è uscito dal partito e poi è rientrato noi dobbiamo rappresentare solo un pezzetto piccolo di società", ha detto di recente, sottolineando quanto nel nuovo Pd talvolta manchino le occasioni per il confronto, che è, spiega "il sale della democrazia".
"Il confronto e l’ascolto sono alla base dello stare insieme in una comunità. Spesso abbiamo perso l’abitudine ad ascoltarci tra di noi. Se posso mandare un messaggio alla nostra segretaria, è di ascoltarci di più, di ascoltare le differenze che ci sono tra di noi. Oggi abbiamo bisogno di maggiore apertura".
Insomma, ha detto ancora Mazzeo, "credo che oggi abbiamo un problema di fondo, che non è la radicalità delle proposte, quanto più riuscire a parlare a chi oggi non ci vota. C’è un mondo intorno a noi che si è allontanato perché non vede più nel Partito democratico quel luogo dove costruire sogni e speranze. Dobbiamo recuperare il rapporto con gli infermieri, gli insegnanti, le partite Iva. Non sono mondi da delegare al rapporto con la destra".
Per la verità, il rapporto con una parte di questi mondi è stato delegato anche al M5S, che da anni funge da surrogato della relazione fra la sinistra e il popolo. Un po’ dappertutto, il Pd si è affidato ai populisti per intrattenere un dialogo con i ceti popolari che non sa più rappresentare. È anche così che si è creato il mito di Conte punto fortissimo eccetera eccetera.