Il vero effetto Draghi si capisce col Recovery

Guida un esecutivo con partiti anche molto distanti tra loro. Ha dato subito l’impronta del realismo soprattutto nella battaglia alla pandemia. Adesso sull’opportunità dei fondi europei per il vero rinnovamento si gioca la capacità di incidere di Super Mario

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 25 aprile 2021 - La politica italiana è sempre alla ricerca di salvatori, redentori, leader carismatici, insiste sul valore salvifico di chi guida il Paese ed è in perenne attesa. Ogni volta sembra che siamo di fronte all’ultima spiaggia, all’ultima speranza. È successo, in tempi diversi e in contesti diversi, con Silvio Berlusconi, Matteo Renzi e ora tocca a Mario Draghi.

Nei confronti di Super Mario c’è stata un’immensa apertura di credito, che però si è tradotta in rimozione della memoria. La presidenza del Consiglio non è la Bce, il Parlamento italiano non è il board della Bce. Draghi sta già facendo i conti con quello che ha a disposizione, una maggioranza composita, fatta di partiti che politicamente si detestano da sempre. Come è giusto che sia.

La concordia nazionale viene utilizzata spesso come lima per eludere le differenze che coesistono nella società. L’appello alla responsabilità, che pure arriva dalle alte istituzioni, non può trasformare i partiti politici in ciò che non sono. Da qui arrivano insomma i problemi quotidiani all’interno della maggioranza di governo, brutalmente ridotti a uno scontro fra aperturisti e rigoristi, come se ancora una volta tutto non fosse in realtà più complicato. Se c’è una cosa che questo eterno anno pandemico potrebbe - o forse persino dovrebbe - averci insegnato è il realismo.

Quando Draghi è arrivato a Palazzo Chigi, a febbraio, ha detto poche cose ma comunque significative, definendo il suo mandato e delineandone i contorni: c’è da superare l’emergenza sanitaria, da completare la campagna vaccinale, infine da rilanciare il Paese. Nelle settimane successive sono stati anche fissati e annunciati degli obiettivi, come le 500mila vaccinazioni al giorno, quota ancora non raggiunta. I dati testimoniano comunque un miglioramento, ma forse bisognerebbe smetterla con gli annunci e casomai spiegare dopo che cosa è stato raggiunto. La speranza può essere un’arma a doppio taglio, specie dopo un anno così. Sul rilancio del Paese è, invece, ancora troppo presto.

Le misure del Recovery Plan, appena definite, che ancora attendono il vaglio dell’Unione Europea, potrebbero fare la differenza. Verrebbe quasi da pensare che con oltre 200 miliardi in arrivo tutto potrebbe essere facile. Eppure, è dalla capacità di usare questo denaro che si capirà l’efficacia dell’effetto Draghi, come spiega bene Lorenzo Castellani, docente alla Luiss, in una video intervista alle Pecore Elettriche sull’edizione online della Nazione: «Il problema di Draghi è l’eccessiva continuità con la vecchia maggioranza, cosiddetta giallorossa. Da una parte deve tenere a bada Salvini, dall’altra c’è una questione che può emergere quando discuteremo di questioni economiche, relative alle riforme che portino il Paese verso lo sviluppo tecnologico e industriale, quindi non verso quei pericolosi lidi del Conte 2 fondati su clientelismi, bonus una tantum e quindi dispersione clientelare delle risorse». [email protected]