Se nelle Università tira una brutta aria

Spesso assistiamo alla pressione di una minoranza di facinorosi, i quali non si peritano di definire ‘entità sionista’, definizione cara ai neonazisti ed ai fondamentalisti islamici, lo Stato di Israele

Manifestazione di protesta degli studenti a Pisa. In molti atenei ci sono state iniziative contro Israele

Manifestazione di protesta degli studenti a Pisa. In molti atenei ci sono state iniziative contro Israele

Firenze, 24 marzo 2024 – Tira una brutta aria. L’Università di Torino non parteciperà al bando 2024 del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per la raccolta di progetti di collaborazione tra le istituzioni di ricerca italiane e israeliane; lo ha deciso il Senato accademico che ha votato una mozione (con un voto contrario, quello della coraggiosa professoressa Susanna Terracini, e due astensioni), che ritiene non opportuna la partecipazione dei propri ricercatori al bando Maeci, visto il protrarsi della situazione di guerra a Gaza. La votazione, e qui sta l’aspetto surreale, si è svolta alla fine di un’assemblea tra i membri del Senato accademico e gli studenti del collettivo "Cambiare Rotta" e "Progetto Palestina", che avevano interrotto una seduta del Senato accademico. "La protesta ha conquistato il confronto pubblico in aula magna tra la comunità studentesca e il senato accademico ottenendo il blocco della partecipazione dell’Università di Torino al bando Maeci 2024", hanno detto, con grande soddisfazione, i militanti antisionisti di Cambiare Rotta: "Una vittoria importante che proveremo ad ottenere anche negli altri atenei dei Paese". Per fortuna, dopo il voto, c’è stato un sussulto anche tra alcuni professori dell’Università di Torino, che hanno risposto con un appello, sottoscritto fra gli altri dal semiologo e filosofo Ugo Volli e dal giurista Giovanni Boggero: "Non accettiamo che il nostro ateneo venga infangato, per colpa della situazione di ricatto in cui si è trovata la maggioranza del Senato Accademico di fronte a metodi di natura squadristica utilizzati da una minoranza di facinorosi, i quali non si peritano di definire ‘entità sionista’, definizione cara ai neonazisti ed ai fondamentalisti islamici, lo Stato di Israele, Stato internazionalmente riconosciuto e con cui la Repubblica Italiana ha regolari rapporti diplomatici". Peraltro viene da chiedersi quanto sia legittimo un atto votato sotto la minaccia di quei distinti signori che parlano di "entità sionista", ma i giuristi per appurarlo, all’Università di Torino, senz’altro non mancheranno. C’è da augurarsi che in altri Senati accademici non si verifichino episodi analoghi, già preannunciati. A Siena c’è già stato un tentativo contro il Rettore dell’Università per Stranieri di Siena, Tomaso Montanari, contestato perché si oppone al boicottaggio delle università israeliane. A Bologna, un altro Rettore, Giovanni Molari, ha tolto il microfono a una studentessa che sproloquiava contro "le mani sporche di sangue" dell’Università. Fuori dall’accademia non è che le cose migliorino. Martedì scorso un incontro organizzato da "Sinistra per Israele", alla presenza di Piero Fassino, è stato spostato alla sede della Città Metropolitana, dove comunque si svolgono regolarmente convegni e iniziative pubbliche.

Di fronte a questo scenario sorge spontanea una domanda. È giusto parlare con tutti, dialogare con tutti, persino scazzarsi con tutti. Ma che confronto ci potrà mai essere con chi vuole impedirti di esistere perché ti considera parte di una "entità sionista"?

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