"Il bis di Mattarella è stato una sconfitta della politica", dice Marco Tarchi

Il politologo: "I leader festeggiano ma sono solo vittorie di Pirro. Malissimo Salvini. Meloni dovrà gestire con oculatezza e coerenza il ruolo di oppositrice unica che ormai si è cucita addosso"

Sergio Mattarella rieletto presidente della Repubblica

Sergio Mattarella rieletto presidente della Repubblica

Firenze, 31 gennaio 2022 - Professor Marco Tarchi, il Mattarella bis è un’occasione per i partiti di redimersi o la certificazione che la classe dirigente, segnatamente i leader politici, ha fallito perché non in grado di trovare un altro presidente della Repubblica? "Propendo nettamente per la seconda ipotesi. Ad affermarsi è stato solo il timore di buona parte del ceto parlamentare di essere sbalzato di sella con un anno di anticipo. Arrendendosi a questa spinta, a cui si è mescolata l’assoluta carenza strategica dei vertici, i partiti hanno certificato per l’ennesima volta la loro debolezza. E non vedo all’orizzonte alcun segnale di inversione della tendenza". Tutti i leader adesso festeggiano, ma hanno davvero vinto? "Vittorie di Pirro, tutt’al più. Come quella di Renzi, che ha sbarrato la strada alla soluzione Belloni ma ha visto annacquata nel semi-plebiscito finale la speranza di apparire per la seconda volta come il fattore decisivo nella competizione presidenziale. O quelle di Berlusconi, che è riuscito a fare danni a Salvini e a ribadire la sua capacità di influenza in quel poco che resta della coalizione di centrodestra, ma al di là del ruolo di guastafeste masochista non può andare. Per gli altri, si tratta di sconfitte. Salvo per Giorgia Meloni, che però dovrà gestire con oculatezza e coerenza il ruolo di oppositrice unica che ormai si è cucita addosso". Matteo Salvini sembra aver giocato male la partita, che ne pensa? Rischia il “processo” dei vari Giorgetti, Zaia, Fedriga? "Non male: malissimo. Ma, date le ripetute prove di insipienza strategica che ha fornito fin da quando ha silurato il Conte-uno, cioè la barca su cui stava navigando con tassi di consenso quasi strabilianti, c’era da aspettarselo. Aver assecondato la pantomima della candidatura di Berlusconi era la premessa di quello che sarebbe successo dopo. Rischia un processo, ma la sua condanna sarà probabilmente non un invito a dimettersi, bensì un aumento del già significativo condizionamento interno da parte dell’ala governista, con la conseguente rinuncia forzata alla leadership della traballante coalizione". Il duello Conte-Di Maio può portare alla frantumazione definitiva del M5s? "Non è da escludere, ma il processo era già avviato da tempo: snaturandosi in modo così evidente e rapido, il movimento non poteva non deflagrare. Per adesso è tenuto insieme dalla speranza dei suoi singoli esponenti di riuscire comunque a rimettere piede in parlamento fra un anno, ma se una delle due figure prevarrà nettamente sull’altra, la spaccatura si aggraverà". Giorgia Meloni potrebbe approfittarne per crescere e anche per battere Salvini nel duello interno al centrodestra? "Certamente, ma anche su di lei pesa la spada di Damocle dei ricatti continui dei centristi – Forza Italia e cespugli vari –, che hanno obiettivi molto lontani dai suoi e non esiterebbero a cambiare sponda qualora se ne presentassero le condizioni, servendosi di Renzi e Calenda come traghettatori. Un’alleanza stretta e coordinata fra populisti (Lega) e sovranisti (FdI) avrebbe costretto i postdemocristiani sulla difensiva, ma la concorrenza ha pesato più delle affinità e mi sembra che la prospettiva sia sfumata. Potrebbe ravvivarsi solo se i sondaggi accertassero il ruolo di partito potenzialmente più votato di Fratelli d’Italia: forse allora Salvini troverebbe la forza e il coraggio (che oggi visibilmente gli manca) di svincolarsi dall’improduttiva ipotesi “annessionista” nei confronti di Forza Italia. Ma per adesso il panorama appare tutt’altro". La politica ha vinto sull’antipolitica? "Lo si vorrebbe far credere, indorando come sempre la pillola, ma è vero il contrario: il bis è stato una sconfitta della politica, che non solo ha abdicato da tempo ad ogni pretesa di primato nella conduzione della vita pubblica, lasciandosi dettare le linee di azione dai poteri economici e dai tecnici che ne assecondano desideri ed interessi, ma adesso è costretta a rendere palese la propria impotenza a rinnovarsi ed esprimere una classe dirigente credibile e provvista di progetti chiari per il futuro del paese. E una situazione di questo genere, una volta sfumato il clima di emergenza degli ultimi due anni, non potrà che ridare fiato agli umori antipolitici. Tradita da quanti avevano promesso di farsene interpreti all’interno delle istituzioni – Lega e M5S –, la protesta troverà altri canali, anche per effetto delle difficoltà economiche già in atto, aumento dei costi energetici e inflazione in primis".