Conte fuori dal sistema ma dentro il Palazzo

L’ex presidente del Consiglio ha recuperato il consenso lasciato per strada, neutralizzando, a quanto pare, il valore della scissione di Luigi Di Maio

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 18 settembre 2022 - Una settimana al voto e ci sono già alcune certezze. Il centrodestra, che rischia di vincere le elezioni del 25 settembre, ha un problema grosso come una casa (e non da adesso): Matteo Salvini. Il leader della Lega è portatore, non si sa quanto sano, di relazioni politiche ingombranti con la Russia, che prescindono dalla veridicità del contenuto dei dossier americani sui 300 milioni di euro distribuiti dai Russi ad alcuni non meglio precisati partiti europei. In più, Salvini potrebbe non prendere bene l’entità della eventuale vittoria del centrodestra, soprattutto se Fratelli d’Italia fosse il primo partito con percentuali ragguardevoli (superiori al 25 per cento) e il M5S fosse il terzo partito, dietro Fratelli d’Italia e Pd, e davanti alla Lega. Ci vuole poco a diventare l’agit-prop di governo e lanciare tutt’altro che improbabili riedizioni del Papeete. Le relazioni internazionali del centrodestra sono comunque un problema non soltanto leghista, come dimostra il voto contrario di Fratelli d’Italia e Lega al Parlamento europeo sulla relazione che considera l’Ungheria di Orbàn non “pienamente una democrazia”. Certe ambiguità e certi fardelli evidentemente sono difficili da eliminare.

C’è poi il caso di Beppe Conte, il passante della Storia. Il presidente del M5s, che ha evidentemente seguito il consigli dello spin doctor Marco Travaglio, ha azzeccato la campagna elettorale. Spadroneggia nel Mezzogiorno, dove lo chiamano “u papà del reddito”. Certo, il messaggio della campagna elettorale è comunque disturbante per chi non è populista, ma Conte è riuscito dove il Pd non ha finora potuto far niente. L’ex presidente del Consiglio ha recuperato il consenso lasciato per strada, neutralizzando, a quanto pare, il valore della scissione di Luigi Di Maio, che si è portato via oltre sessanta parlamentari ma elettoralmente vale pochissimo. “Il messaggio di Conte, sempre appesantito da una retorica ampollosamente povera, si sintetizza in un avverbio: gratuitamente”, ha ben sintetizzato Mario Seminerio sul suo blog, Phastidio.net: “Che fa rizzare i capelli in testa a quanti sanno che in natura non esistono pasti gratis ma che ha una sua dirompente semplicità presso ampi strati della popolazione, che sono quelli a cui non potrebbe fregar di meno del concetto di trade-off o di quello che accadrà alle prossime generazioni. A dirla tutta, temo che altrettanto poco possa fregare ad altri soggetti, in condizioni meno deprivate. Quindi l’appeal potenziale del messaggio contiano appare piuttosto ampia”.

Conte può naturalmente ringraziare il Pd, che prima gli ha regalato agibilità politica per mesi e poi, in campagna elettorale, ha detto no all’alleanza con il M5s preferendo quella con Sinistra Italiana, Verdi e Articolo 1 (un po’ poco come fronte repubblicano in difesa della Costituzione dalle famigerate “destre”). Conte ha potuto dunque rivendicare fin qui una certa indipendenza dal “sistema”. Lasciamo stare che non è vero e che Conte è perfettamente a suo agio nel terribile Palazzo; qui i punti interessanti sono la comunicazione poli tica e la tattica di sopravvivenza minima a delle elezioni in cui il M5s era spacciato in partenza. Elezioni che potrebbero riservare qualche sorpresa a vantaggio dei populisti (nonostante le loro performance da sfascisti di professione).

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