Gabbani e "Amen", confessioni di un giovane vincitore di Sanremo

Il cantante di Carrara protagonista della sezione giovani del Festival

Francesco Gabbani (Ansa)

Francesco Gabbani (Ansa)

Carrara, 26 febbraio 2016 - Era stato eliminato al primo scontro vocale, poi la vita e la carriera di Francesco Gabbani (come nel film del 1998 diretto da Peter Howitt, con Gwyneth Paltrow) ha imboccato un’altra "Sliding door" e non solo è stato ripescato, ma ha vinto con la sua Amen la 66esima edizione del Festival di Sanremo nella sezione nuove proposte, il premio della critica Mia Martini nella stessa categoria e il premio Sergio Bardotti per il miglior testo del festival. Strike per il cantautore carrarese, classe 1982, uscito con il suo album "Eternamente ora".

Francesco, hanno provato a farla fuori, ma poi, col suo ritmo positivo, ha sbaragliato tutti con un Amen?

E’ stato un incidente di percorso, un errore tecnico nel meccanismo delle votazioni, che poi è stato corretto.

E, alla fine, le ha regalato una doppia soddisfazione?

E’ come se fossi stato su vorticose montagne russe emotive. Dopo il primo esito è normale che avessi un po’ di tristezza addosso per l’eliminazione. L’ipotesi alternativa mi ha regalato un en plein di gioia.

Come è nata la passione per la musica?

Da un terreno fertile: mio padre era musicista e, quando sono nato, aveva già il negozio di strumenti musicali, che gestisce tuttora a Carrara. Fin da piccolo ho capito che la musica sarebbe stata la mia fonte di espressione.

Ha iniziato con una band?

Si chiamavano Trikobalto. A 18 anni ho registrato con loro un album prodotto da Alex Neri e Marco Baroni dei Planet Funk. ci siamo tolti lo sfizio di aprire il concerto degli Oasis. Poi ho optato per la carriera solista.

Che finalmente inizia a decollare?

E’ un apice di visibilità che arriva un po’ tardi. Dopo tanta gavetta. Ma, proprio per questo credo di affrontarla oggi in maniera più consapevole.

Con un album all’altezza per fare il grande salto?

Lo spero. Di sicuro la vittoria a Sanremo e l’uscita di "Eternamente ora" rappresentano il termine di un periodo di gestazione in cui ho rivalutato il mio modo di vivere la musica, che ora è più viscerale e istintiva.

E la vede protagonista polistrumentista?

Amo definirmi polistrimpellatore. Quando mio padre chiudeva il negozio, sgattaiolavo dentro per allenarmi con vari strumenti: suono la batteria, il basso, la chitarra e il pianoforte. Non mi sono mai preoccupato di eccellere in virtuosismi, preferisco un approccio istintivo. Magari, inventando due note che arrivano al cuore.

Meglio un bel ritmo e testi mai banali.

Vorrei che la gente si divertisse con il sound moderno, elettronico, energetico, che sto sperimentando in sintonia con testi ricchi di spunti, che, in qualche modo, sono lo specchio di varie sfaccettature della nostra esistenza.

Quando parte il tour?

In tarda primavera, verso la metà di maggio.