Cattelan show, il debutto in pubblico «L’arte è disciplina e sacrificio»

L’irriverente artista ha parlato per la prima volta davanti a 300 persone

Da sinistra Cattelan, Massari, Bottura

Da sinistra Cattelan, Massari, Bottura

Carrara, 24 aprile 2018 - Una festa. Questa è stata la grande giornata quella che si è vissuta ieri nell’aula magna dell’Accademia di belle arti che ha visto prima la consegna della laurea a honoris causa allo chef stellato Massimo Bottura e poi la lezione tenuta dall’artista Maurizio Cattelan, che l’ha incoronato a tutti gli effetti professore dell’Accademia. Per un giorno il mondo dell’arte ha guardato a Carrara. Per celebrare questo evento Cattelan ha deciso di assegnare 20 borse di studio da 1.500 euro ciascuna tra gli studenti che hanno partecipato al suo progetto di un «cimitero» nel cuore del nostro centro. L’obiettivo era quello di realizzare una serie di oggetti legati alla ritualità funebre che siano riferiti ad artisti del passato o del presente. Basti pensare che accanto a Giacomo Leopardi c’erano anche Adolf Hitler, Vittorio Sgarbi e molte lapidi che riportavano proprio il nome dell’artista ieri ospite. Mattatore della giornata il direttore dell’Accademia, Luciano Massari. Bottura ha raccontato la sua idea di arte: «Ho sempre preferito essere considerato un uomo colto che un grande chef. Dal ’93 è nato il progetto dell’Osteria francescana a Modena: sacrificio, passione, difficoltà, ma anche successi. Chi viene da noi, i giovani cuochi, impara a esprimere prima di tutto se stesso. Le nostre idee di arte prendono forma grazie alla natura e diventano bocconi masticabili. Considero la nostra Osteria un laboratorio dove fare arte. I ragazzi sono invitati a lavorare sulle espressioni culturali e riuscire a renderli piatti. Non considero la cucina, le ricette, matematica. La considero un’emozione». Dopo l’eccletico intervento di Cattelan, il quale ha ringraziato i suoi maestri passati per avergli insegnato a fare arte, c’è stata la premiazione degli studenti. Di seguito i nomi dei ragazzi: Marco Arcolini e Matias Reyes, Selene Bertagnini, Jonathan Campisi e Michela Tabaton, Francesco Carapelli, Ennio Castellano, Matteo Cracchi, Gennifer Deri, Filippo Gallorini, Naeim Ghomorlou, Greta Maggi, Despoina Shekine Naindi, Quan Luo, Fabio Quattrocolo, Mariana Quintiliani. Premio gruppo: cooperativa Monterosso (2 borse di studio), gruppo scuola di grafica, gruppo tecniche speciali Alfredo Calasso, Marina Corazza, Hyun Wook Park, Davide Vanzo. Gruppo cessi: Paolo Bacci, Denise Ceragioli, Niccolò Fognini e Niccolò Forcieri, Maria Ilaria Melis e Michela Osbourne, Renata Vinchesi, Seung Wan Park. Gruppo strano:Martin Brusinelli, Francesca Claudia De Leonardis, Nicola Moracchioli, Federico Zurani. Menzioni d’onore: Camilla Dalmazio, Claudia Zanaga. E fra i vari busti e le varie lapidi, con quella di Frida Khalo, di Caravaggio e di Van Gogh, c’è anche quella di Vittorio Sgarbi. Contattato telefonicamente, l’onorevole, sempre legato alla nostra città, si compiace della scelta: «Ma che bella iniziativa – ha detto al telefono –. Certo non posso pensare che a me questa sorte non tocchi. E’ ineluttabile e magari, fra una trentina d’anni, la lapide potrà anche essere utile. Sicuramente si tratta di una bella trovata per la città. Spero che i cittadini ne facciano tesoro». E dopo la benedizione del più celebre critico d’arte, la mostra Eternity, voluta da Maurizio Cattelan, ha dalle prime ore raccolto una folla di passanti, curiosi e persone interessate e catturate dall’ironia delle lapidi di piazza d’Armi. Fanno eco a Vittorio Sgarbi i commercianti del centro che con l’arrivo di Cattelan hanno visto aumentare le presenze in centro e a più voci si augurano che il cimitero monumentale non faccia la stessa fine del sepolcro a Bettino Craxi rifiutato dieci anni fa dalla città e salito poi a tutti gli onori al Guggenheim di New York. «Già in questi giorni – sostengono i commercianti della zona – abbiamo visto un crescere nel movimento e nelle presenze in centro. Speriamo che l’Accademia tenga le lapidi come un monumento perenne che lì ci sta proprio bene». Non mancano anche i commenti e lo sdegno dei più tradizionali che invece vedono nella provocazione di Cattelan «un’incomprensibile offesa all’arte». Lo steso Cattelan liquida le critiche con una battuta: «Ma è soltanto una festa di Halloween fuori stagione». La palla alla direzione dell’Accademia e alla città tutta perché facciano tesoro di questa singolare e preziosa occasione che ha portato in una provincia uno dei più grandi nomi dell’arte contemporanea internazionale. «Potrebbe essere la benzina per il centro» commenta il direttore dell’Accademia Luciano Massari, motore dell’intera iniziativa. Una festa per la città e per la stessa Accademia che ha dimostrato, ieri , di essere una squadra affiatata dove circolano le idee e lo spazio alle nuove leve. «Ho deciso di superare le mie paure». Così Maurizio Cattelan ieri per la prima volta dopo 20 anni di una carriera internazionale che lo ha portato a essere l’artista italiano più pagato all’estero, ha rotto il ghiaccio e ha parlato per la prima volta in pubblico. Ha deciso di farlo all’Accademia di belle arti davanti al gruppo docente che gli ha conferito il titolo di insegnante honoris causa, nonché davanti a quei 300 ragazzi che hanno partecipato al suo bando sul tema «Eternity». Così, con un gessato blu e un paio di Adidas rosa, la scritta Huawei in fronte, Cattelan ha vinto le sue paure inaugurando una mostra di lapidi che ha trasformato la piazza d’Armi in un suggestivo cimitero monumentale. Un’idea che, vista la risposta dei passanti, è piaciuta ai commercianti del centro che pregano perché l’allestimento rimanga stabile, e meno ai più rigorosi che hanno parlato di indignazione. «Ma che indignazione – spiega Cattelan –. La morte fa parte della vita e questa iniziativa è per dare modo alle nuove leve di emergere. I ragazzi di Carrara sono stati fantastici. E’ invece una grande festa dell’Accademia, una sorta di Halloween fuori stagione. Non c’è niente da indignarsi. Il tema della morte è un tema come un altro».

Come mai ha scelto Carrara per il suo debutto da oratore? Forse perché qui, patria dell’anarchia, siamo insofferenti al potere un po’ come lei? «Le paure prima o poi vanno superate. Qui facciamo uscire l’arte dagli edifici, dal chiuso dell’Accademia. Vogliamo valorizzare i ragazzi».

Sa che qualcuno ha già chiesto a gran voce di tenere la mostra in città... «Sarebbe una bella idea. Usare l’arte, il mio nome, il lavoro dei giovani, come benzina per il rilancio del centro». Poi il discorso con cui ha incantato i giovani, fatto di valori che dal giullare dell’arte nessuno si sarebbe aspettato: «L’arte è rischio, disciplina, determinazione, follia, raziocinio, sacrificio e lavoro. L’arte è gioia. Senza queste componenti è puro esercizio di stile. Mi hanno insegnato che le regole vanno imparate e che non vanno trasgredite. Compito dell’artista è scoprire i simboli, superare i confini dell’esistenza, creare ciò che non esiste. Se qualcosa non esiste noi lo possiamo inventare». Poi i ringraziamenti all’Accademia, ai suoi maestri, alla città di Carrara «che con il suo marmo ci fa capire l’orgoglio di chi lo lavora, un materiale con il quale si scrive la storia». Infine un grazie ai ragazzi che lo hanno accolto con una standing ovation: «Grazie agli artisti di domani». Il resto è stata una giornata storica per l’arte cittadina, un pomeriggio che ancora una volta ha dimostrato l’assoluto potere delle idee.