Violentata ad 11 anni: processo a due uomini. Il terribile segreto descritto in un diario

L’accusa a carico del vicino di casa e di una seconda persona è violenza sessuale e abuso su minore. Scontro ieri mattina in aula

Violenza sui bambini

Violenza sui bambini

Carrara, 15 settemre 2022 - «Tutto è iniziato quando avevo 11 anni. Il vicino di casa mi toccava e voleva che lo toccassi. Mi voleva sempre a casa sua. Mi comprava alcune cose. Quella cosa mi è successa anche con A. e G.. Venivano a casa mia ". Sembrava che la teste leggesse un racconto dell’orrore mentre in aula scorreva tre o quattro fogli (che sono diventati una prova) del diario scritto da una ragazza di Carrara quando aveva 14 anni. Mentre scriveva era ospite di una struttura protetta per ragazzi problematici dove è rimasta per ben 4 anni. Un luogo sicuro, dove ha potuto frequentare regolarmente la scuola dell’obbligo.

E dove, anche grazie all’aiuto di una neuropsichiatra e di una educatrice, è stata meglio. Prima era preda dei suoi impulsi, fisici e mentali. Ma è solo quando è diventata maggiorenne e ha capito che avevano abusato di lei, della sua innocenza, che le avevano negato l’infanzia, che ha sporto denuncia. Quando il nucleo di Polizia Giudiziaria che lavora in Procura ha avviato le indagini, all’inzio c’erano quattro nomi nel “taccuino“ degli agenti. Tutti uomini adulti.

Ma lei all’epoca dei fatti aveva solo 11 anni o poco più e non capiva bene cosa stava succedendo. Ricordava solo che c’erano il vicino e una seconda persona. Degli altri aveva ricordi non nitidi. Così alla fine il Gup ha disposto il rinvio a giudizio per violenza sessuale e abuso su minori solo di questi due. Ieri mattina in Tribunale a Massa si è svolta la prima udienza. Davanti al collegio giudicante presieduto dal giudice Ermanno De Mattia c’era l’avvocato Giovanni Cappetta per la parte civile (si sono costituite parte civile sia la ragazza che la madre), il Pm e uno degli accusati che aveva accanto l’avvocato Paolo Bertoncini e una sua collega. Poi sono stati interrogati i primi tre testimoni, tra cui la madre e Tamara Puçciarelli. La mamma ha raccontato, con imbarazzo e difficoltà espressive, una storia di povertà e scarsa cultura. Sapeva di un cellulare regalato ad un figlio, ma non dell’altro cellulare alla bambina. La figlia non le raccontava nulla. Un giorno per caso ha visto delle foto scattate alla ragazzina in un bagno, ha chiesto spiegazioni ma non le ha ottenute.

Una neuropsichiatra ha avuto uno scontro verbale piuttosto acceso con l’avvocato difensore. Il duello era sul medicinale usato dalla ragazza. Per il legale poteva essere la causa di ricordi distorti, per il teste era la conseguenza di quanto accaduto. Poi è stata la volta di Tamara Puçciarelli l’attuale presidente della cooperativa “Levante“. La Pucciarelli ha detto di aver conosciuto la ragazzina "perché l’hanno mandata i servizi sociali di Carrara. Ricordo una bimba abbastanza provata. Era novembre 2017. Mi dissero che aveva difficoltà nella relazione in famiglia e comportamenti che provavano disagio. Aveva mandato foto che le venivano chieste. Nella struttura la seguivano la neuropsichiatra e l’educatrice. All’inizio era sregolata, seguiva gli impulsi fisici e mentali. Si ribellava e aveva anche lanciato oggetti agli operatori. Appariva traumatizzata, poi è migliorata. E’ rimasta 4 anni, fino a quando ha raggiunto la maggiore età. Le avevamo dato un diario e lei ha descritto cosa aveva subito da qualcuno. Con noi poteva andare a scuola, prima c’erano difficoltà".