"Vaccino in ritardo per mio padre. Forse avrebbe potuto salvarsi"

L’amarezza del noto ristoratore Gianluca Baldini, titolare del “Pancino 2” per la morte del genitore a 88 anni

Reparto Covid (foto di repertorio)

Reparto Covid (foto di repertorio)

Ronchi (Massa Carrara), 7 aprile 2021 - Si è spento a 88 anni, sconfitto dal Covid. Era il 23 marzo quando Sauro Baldini ha chiuso gli occhi per sempre: il vaccino non è arrivato in tempo a dargli una speranza di battere il virus. "Da quando mio padre non c’è più ho come un tarlo dentro al cuore: si sarebbe salvato se avesse fatto il vaccino in tempo e se fosse stato curato subito per il Covid?" Una domanda destinata a restare senza risposta quella che logora Gianluca Baldini, titolare di “Pancino 2”, storico ristorante tra i più conosciuti del litorale apuano, la stessa passione per il mestiere del padre Sauro volto conosciuto della Versilia dove aveva gestito ristoranti e alberghi. "Non ho potuto neanche salutarlo e abbracciarlo per l’ultima volta dopo che lo hanno ricoverato – racconta – Mio padre è stato trascurato, non solo nella somministrazione del vaccino che non è arrivato prima che si ammalasse, ma anche per l’atteggiamento del medico di base".

Al dolore si mescolano amarezza e rabbia. Il padre Sauro si è arreso al Coronavirus due settimane fa e malgrado fosse un ultraottantenne non ha avuto la dose per tentare di immunizzarsi. "Aveva 88 anni e una cardiopatia ma tenuta sempre sotto controllo e stava bene" spiega il figlio Gianluca deciso ora a raccontarne la storia perché per possa esserci magari una speranza in più di salvarsi per altri anziani, perché la Toscana dia una svolta a una campagna vaccinale che la vede tra le più lente nella protezione delle persone più fragili.

"Mio padre abitava a Viareggio con mia madre – racconta Gianluca –: da quando è scoppiata la pandemia un anno fa li abbiamo tenuti in una “bolla” per evitare che contraessero il virus. Mio padre, nonostante la cardiopatia, stava bene ed era una persona vitale. Ha contratto il virus, ha avvertito il medico di base e gli ha detto di aver preso una frescata. Ottimista fino in fondo. Non era così. Nessuno è andato a visitarlo. Poi lo hanno ricoverato al Noa con una una brutta polmonite bilaterale. All’ospedale Versilia sono stati attenti e professionali. Ho potuto sentirlo per telefono: era lucido, si preoccupava del mio ristorante"

Ha fatto denuncia? "No. Non mi interessa l’aspetto penale, al Versilia sono stati efficienti e professionali. Mi interessa invece l’aspetto morale, mi interessa tirare le orecchie alla Regione per come ha organizzato la campagna vaccinale e mi chiedo se il suo medico fosse andato a visitarlo a casa, fosse stato più presente, magari mio padre avrebbe potuto farcela. Ma è possibile che agli anziani, ai cittadini fragili, non pensi nessuno. Si deve trovare un percorso diverso. Mio padre aveva voglia di vivere. Si sentono tante cose che non vanno: i furbetti purtroppo vanno sempre avanti anche sui problemi che riguardano la salute. Racconto la storia di mio padre nella speranza che qualcosa cambi. Nonostante tutto voglio ancora credere che l’Italia e la Toscana possano farcela".

Il suo ristorante è chiuso ? "Certo da otto mesi viviamo in questo scenario e stiamo alle regole. Quando riaprirò farò un piatto nuovo dedicato a mio padre. Sarà come averlo sempre accanto".