PATRIK PUCCIARELLI
Cronaca

Un parco nazionale per le Apuane: "Stop alle cave nell’area protetta"

Gli ambientalisti raccolgono firme per chiedere una legge di iniziativa popolare che modifichi l’ente

Un parco nazionale per le Apuane: "Stop alle cave nell’area protetta"

Un parco nazionale per le Apuane: "Stop alle cave nell’area protetta"

"Dal 1980 siamo passati da 70 a 104 cave attive nel Parco" denuncia il presidente dell’associazione ‘Apuane libere’, Gianluca Briccolani, presidente dell’associazione ‘Apuane libere’, aprendo i lavori a palazzo Ducale dell’iniziativa dal titolo emblemativo: “Parco non vede, cuore non duole“. Un evento che ha incrociato racconti, testimonianze, memorie e libri contro la devastazione delle montagne e la riapertura di cave dismesse. E lancia una raccolta di firme per proporre una legge di iniziativa popolare alla Regione Toscana "per istituire il Parco nazionale delle Alpi Apuane con agricoltura e allevamenti sostenibili" e mai più cave. Quattro ore di interventi contro "la grande illegalità sulle montagne" come denuncia Ciro Monti, volontario dell’associazione: "In assenza di precipitazioni c’è un calo di elementi inquinanti nei nostri fiumi, ma con l’aumento delle piogge la qualità delle acque peggiora. Questo perché l’impatto che le cave e le aziende di marmo hanno sul territorio è molto forte, come forti sono le concentrazioni di idrocarburi, metalli derivanti dagli utensili di taglio, solventi oli e marmettola che penetra nelle cavità carsiche causando torbidità e cementificando gli alvei. La città di Massa paga 400mila euro per la depurazione dei torrenti per i danni causati dagli industriali del marmo".

E l’indotto marmo "tanto presente sulla bocca degli industriali e politici – prosegue il marmista Andrea Landucci, anche lui volontario di Apuane Libere – non porta così tanti posti di lavoro. La figura del marmista è sempre più rara. Nel 2011 l’intero indotto marmo tra Lucca e Massa Carrara contava solo 4 mila 511 addetti, oggi sono 3mila 668 occupati. Tra 2018 e 2021 c’è stato un aumento del 30 % di materiale escavato e 200 posti di lavoro in meno al monte dove ora si contano 650 addetti di macchina, una media di 3 occupati per cava. A causa della meccanizzazione il livello di danno ambientale è sempre più grande. Dal 2000 al 2020 è stata estratto materiale pari al periodo dai primi scavi in epoca romana al 2000. Tutto questo a danno del turismo".

Un area geografica che gli ambientalisti vogliono salvaguardare dall’escavazione quella del Parco delle Alpi Apuane definito come una grande illusione dall’ambientalist e storica medievale Franca Leverotti. "Nato nel 1985 diventa ente di diritto pubblico nel 1997. E’ stato decurtato delle cave di Carrara e 7 di Massa – ricorda –. Un Parco latitante e omissivo che si adegua agli interessi della politica permettendo l’apertura delle cave in queste zone". Aperture legalizzate anche perché "i dati forniti sono incompleti", affonda Alberto Grossi, ambientalista dell’anno nel 2015 e referente apuano del gruppo di intervento giuridico. "Il marmo è una ricchezza che ci impoverisce, qualsiasi studio è basato su un bilancio manipolato – continua –. Non riusciamo a raggiungere il lato oscuro del monte perché i valori sono forniti dagli enti sono parziali, dati con il contagocce. Se esiste l’evasione fiscale significa che la parzialità dei numeri è reale quindi possiamo fare solo ipotesi e non analisi di sistema. In questo modo si scaricano i costi sulla collettività con una netta diminuzione dei residenti nel Parco delle Apuane".

Puntano sulle nuove generazioni "mostrando loro il patrimonio di cui devono fare tesoro, le bellezze della flora della fauna della biodiversità – sottolinea l’insegnate Elena Venturelli – Con l’utilizzo di piccoli video facciamo vedere l’escavazione e quei paesaggi martoriati. Poi le uscite didattiche alla scoperta del territorio apuano nel progetto ‘Capire le Apuane’ nato a dicembre 2022 con la collaborazione dell’associazione. E’ partito con una classe primaria di bambini di 6 anni, una sorta di esperimento, poi si è esteso alla secondaria di primo e secondo grado. Spesso riescono a sorprenderci con soluzioni per salvare le Alpi". "Vorrei che enti e amministrazioni – chiede Stefania Avanzinelli che gestisce il rifugio Orto di Donna, la sentinella più settentrionale delle Apuane –. capissero il potenziale che abbiamo e che si può vivere anche solo di turismo".