Messaggi ‘spinti’ e foto in costume, ragazzina adescata sui social

Nei guai due ventenni finiti sotto processo dopo la denuncia presentata dalla madre della vittima. Testimonianza-choc: "Conoscevano la sua età, ma non si sono fermati". Rischiano tre anni di carcere

Le indagini della polizia postale

Le indagini della polizia postale

Massa, 21 novembre 2019 - Dall’altra parte dello smartphone c’era una ragazzina di soli 14 anni. E chi l’ha contattata conosceva benissimo la sua età, anche perchè era stata proprio lei a specificarlo a quei due adulti che da tempo la tempestavano di messaggi a sfondo sessuale e richieste di foto in abiti succinti. Vicenda a tinte forti sfociata nel rinvio a giudizio un 20enne originario di Rovigo e un coetaneo di nazionalità marocchina da tempo residente in provincia di Massa Carrara.

Pesantissime le accuse a loro carico mosse dalla procura: adescamento sessuale di minorenne. Rischiano una condanna fino a tre anni di carcere nel processo iniziato ieri al tribunale di Cuneo. Era stata la mamma della ragazzina (residente nella provincia piemontese) a sporgere denuncia alla polizia postale nel 2013, dopo aver dato un’occhiata al cellulare della figlia dove aveva trovato la sconcertante sequenza di messaggi con i due adulti. Ricostruzione emersa ieri nel corso dell’udienza del processo.

"La donna si era accorta che la figlia aveva ricevuto messaggi a sfondo sessuale su Messenger, un sistema collegato a Facebook", ha raccontato in aula un’ispettrice della polizia postale di Cuneo che si era occupata delle indagini. Come prima mossa la polizia postale ha subito «accertato che i profili da cui provenivano i messaggi erano tre.

"Su due di questi abbiamo reperito i numeri di telefono" ha ribadito l’ispettrice. Il recapito telefonico però secondo quanto emerso in aula, non era tra le informazioni della pagina Facebook. Erano stati gli stessi uomini a fornirlo alla ragazzina coinvolta nella chat, in cui però non si limitavano a contattarla per parlarci, ma si spingevano su terreno ben più scivolosi. E vietati.

"Oltre a messaggi in cui gli uomini chiedevano alla 14enne lei di compiere atti sessuali – il racconto della testimone in aula – nella chat c’erano anche le foto inviate dalla ragazza mentre indossava il costume da bagno".

In aula il difensore del nordafricano residente a Massa Carrara ha chiesto come la ragazzina abbia potuto iscriversi a Facebook data la sua età, quando per entrare nel social network servono almeno 16 anni. "Ha usato un profilo falso – ha spiegato l’ispettrice – ma nei messaggi lei ha chiarito di avere solo 14 anni".

L’adolescente è stata citata in udienza per essere ascoltata come testimone parte offesa, ma non non si è presentata in aula: il giudice ha quindi disposto che venga accompagnata dai carabinieri in occasione della prossima udienza in programma il 19 dicembre.